Si torna a casa. 4-3-3 e sarà come ritrovarsi. I tagli, le diagonali offensive, le percussioni sapendo d’avere Ghoulam alle spalle, Hamsik al fianco e Callejon in lontananza, tutto perchè Insigne scopra che niente è cambiato. Novembre 2016, tra Liechtenstein e Germania ci sono (appena) ventitré minuti d’Insigne in Nazionale e la languida sensazione d’essere di troppo, d’essere ai margini. Poi, Insigne riscopre Insigne. E’ il 19 novembre del 2016, è un’esplosione fragorosa, venti reti da quel momento, il top d’una carriera implosa a lungo tra dribbling, veroniche e assist che appagano. Napoli è l’approdo naturale, l’oasi, la culla, una scarica d’affetto che deve essere trasformata in adrenalina, immediatamente, ripartendo da Bologna. Insigne è il talento che ha spinto a chiedersi se la «10» – quella di Diego – potesse pesargli e poi s’è accorto, maledizione, che improvvisamente è stata per lui ritenuta zavorra quella della Nazionale: «Ma io quando vado in campo non penso al numero e alle polemiche preferisco rispondere con i fatti». Insigne è il genietto che, semplicemente, s’è imposto a Ventura e continueràa farlo, perchè l’ azzurro gli piace…