Dodici mesi da assoluto protagonista con entrambe le maglie, quella azzurra del Napoli e quella rossa del Belgio. Resistente, reattivo, piccolo e gracilino. È Dries Mertens che dimostra come il calcio sia superiore a tutti gli altri sport in quanto a democrazia: perché puoi essere grande anche se non enorme, e smisurato anche se mingherlino. Che anno, per Dries. Che anno anche per il suo Belgio dei fenomeni: Lukaku, De Bruyne, Hazard (che sembrava essere il prediletto rispetto a Mertens e invece non è così), Dembelé e così via.
A Napoli, nonostante la sua fama conosca solo rialzi, lui alle bizze e ai privilegi da monarca del pallone, continua a preferire il basso profilo, la voce pacata e la semplicità. Faccia pulita, modi da compagno di giochi e talento infinito. Sarà per questo che un po’ tutti lo amano e persino le tifoserie avversarie fanno fatica a fischiarlo. E’ divenuto uno dei simboli della squadra di Sarri. Bandiera del Napoli ma anche del Belgio. Ha staccato, primo dei suoi compagni nel Napoli, il biglietto per Mosca. Oggi sarà tra i primi a riaggregarsi al gruppo che nel pomeriggio torna ad allenarsi a Castel Volturno. Il Napoli ha bisogno di lui, il Belgio ha bisogno di lui, perchè o falso nove, o nove vero, sempre un Re Mida resta.