Il Mattino – Callejon: “Volevo sfidare Lorenzo”, ma Lopetegui non ha bisogno dell’ ago della blancia

Con la sua Nazionale rapporto altalenante, allora meglio una gita in barca a Capri con moglie e figli. Josè Maria Callejon, uno degli interpreti più significativi del tiki-taka azzurro a trazione spagnola, costretto a restare a casa. Per i compagni di squadra è Calletì: soprannominato in patria l’architetto, per la capacità tattica che possiede nello stare in campo, ago della bilancia in grado di garantire equilibrio tra fase difensiva e offensiva. Deve molto a Benitez, deve tantissimo alla maglia azzurra, deve poco o nulla a Lopetegui, il ct spagnolo che dopo aver chiamato una volta l’attaccante del Napoli, l’ha poi escluso. 
«Mi sarebbe piaciuto giocare contro Insigne», ma non sarà così, anche se uno come Callejjon avrebbe fatto comodo alla Spagna che sulla fascia destra lamenta poche alternative, meglio per noi, per l’Italia. Josè da Motril ha un modo di giocare che tutti conoscono e temono. Lo sanno, ma quasi nessuno lo limita. La bellezza del suo stare in campo è nell’anticipo, nel prendere di spalle chi lo fronteggia. È come se avesse un orologio negli occhi e nel piede, gli basta un secondo per piantare il dirimpettaio, il tempo di scattare, attaccare, tirare e pure segnare. Vede dove gli altri sembrano essere ciechi, battezza lo spazio e te lo ritrovi già davanti al portiere. Il resto è cuore, forza di volontà incredibile e due polmoni grossi come palloni gonfiati («Merito di papà se ho un fisico del genere»). Acuto interprete del tridente napoletano: sta bene a destra e a sinistra, quando si sacrifica in fase difensiva e quando divora la fascia, sta a proprio agio davanti alla porta, a volte si traveste da centravanti perché sfugge al radar dei difensori e quando riappare è ormai troppo tardi per fermarlo. Difficilmente si sbraccia nel chiamare palla, avverte il momento giusto, scatta e riceve il passaggio perché gli altri sanno che in quell’attimo, in quel posto, arriva Josè come un treno. Appare e scompare, uno strazio per i rivali, un giochino per i compagni. Dialoga con le espressioni del viso lungo, inveisce e dispensa smorfie quando viene scalciato da dietro, e capita spesso perché altrimenti non lo fermi. Protagonista del nostro campionato, non per Lopetegui che lo ha fatto fuori dalla Nazionale.

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