Di spalle, camminando verso l’orizzonte: una mano impegnata a salutare, nell’altra strette le scarpe da calcio, compagne di una vita. Nella scorsa stagione Xabi Alonso aveva annunciato così di voler lasciare, con una foto magnifica e un post poetico: «Ti ho vissuto, ti ho amato: addio bel gioco». Ma anche adesso, lontano dal campo, l’ex Liverpool, Real e Bayern fa quello che ha sempre fatto: studia. Esercita il ragionamento come fosse ancora in mediana. Cerca la bellezza e per una volta l’ha trovata in Italia: «Questo Napoli m’encanta, mi piace tantissimo», ha ammesso candidamente prima del 19° Forum Uefa per allenatori. Il presidente Ceferin ha voluto incontrare anche ex giocatori per discutere dello stato disalute del pallone, insieme a Leonardo, Seedorf e Zanetti, e Xabi non si è sottratto. Avrebbe voluto scambiare quattro chiacchiere con il tecnico che più lo incuriosisce, l’allenatore di provincia ammesso al gran ballo in città. È rimasto deluso: Maurizio Sarri non c’era a Nyon, ma il sarrismo era comunque nell’aria.
Cosa le piace di questo Napoli, Xabi? «Mi piace la filosofia di Sarri, la voglia di avere sempre palla, di giocare in maniera offensiva e senza paura: è una mentalità che è visibile e che apprezzo».
Ha anche qualche insider che gliela racconta da vicino… »Ho molti amici a Napoli: Pepe Reina e poi Albiol e Callejon. Li sento spesso. Mi piace vedere giocare loro in quel sistema e il Napoli in generale: oltre che in Italia, può essere una sorpresa in Europa».
E la Juve starà ancora su in Champions? «Sta stabilmente nel gruppo delle favorite, del resto non è un caso che abbia giocato due finali in tre anni. E’ molto, molto vicina al top e, continuando così, prima o poi finirà per vincerla: immagino che i giocatori abbiano tanta voglia, ma la concorrenza è complicata».
Sabato al Bernabeu c’è uno Spagna-Italia più decisivo che mai: come la vede? «Nessun favorito, sarà equilibrata e ancora più interessante ripensando a come è finita in Francia. Non credo a chi dice che ora la Spagna, senza Diego Costa,sia più debole in attacco: abbiamo ancora tante soluzioni».
Una si chiama Asensio e sta sbalordendo. «Questo Real è il punto diriferimento nel mondo anche per questo, perché pone le basi per dominare domani. Basti vedere l’importanza che danno ad Asensio: il futuro è suo».
L’Italia, invece, ha un suo eterno Xabi Alonso: trova qualche somiglianza tra lei e De Rossi? «Ho seguito la sua traiettoria in un unico club e provo ammirazione: è duttile e forte,sa giocare da centrocampista, ma anche al centro della difesa».
Vedendo David Villa traiconvocati, ha pensato “Ah, se non mi fossi ritirato…”? «No, la mia è stata una scelta cosciente. Nessun rimpianto, ma sono felice per lui: non solo per quello che abbiamo vissuto e vinto insieme, ma anche perché so quanto ci tiene ancora».
Tra quanto tempo la rivedremo qua a Nyon da allenatore? «Presto per dirlo, ho bisogno di un po’ di distanza da un mondo che ho vissuto a lungo e intensamente. Voglio prendere il titolo di allenatore al più presto, poi si vedrà».
Non le manca un po’ non essere mai venutoagiocare in Italia? «Non si può avere tutto dalla vita (ride, ndr), ma ammetto che mi sarebbe piaciuto molto. Una volta, come sapete, sono stato davvero vicino alla Juve…».
Si può sapere cosa sia successo poi? «Non si misero d’accordo Liverpool e Juve, capita anche questo…».
Fonte. Gazzetta dello Sport