Pecchia dopo averle prese, in maniera assai inelegante, a Latina (esonerato mentre era in vista dei play off) e il Napoli per avviare un nuovo ciclo, versione «internazionalizzato». E’ stato bello e – va detto – a tratti anche bellissimo, con quel (primo) calcio verticale d’una squadra dal respiro spiccatamente europeo, notti da leoni (il Borussia Dortmund al san Paolo e Wolfsburg su tutte), eclissi e rimpianti (12 punti che non bastano per superare il turno di Champions; il rigore del pipita sparato nelle tenebre, quello che avrebbe potuto consegnare il terzo posto con la Lazio; la semifinale di Europa League con il Dnipro) ed è anche assai «educativo», perché intanto all’ombra di Rafa, e lo sussurravano i calciatori – Reina o anche Albiol, Mertens e pure Callejon – stava crescendo un allenatore capace di osservare e silenziosamente, intervenire.
Corriere dello Sport