Il libro dei sogni perduti. Quanti sogni spezzati. L’ex azzurro Buriani giocò con Maradona

Il libro si chiama "Carriere spezzate"

P uoi parare 4rigori in una finale di Coppa Campioni, ispirareisogni di un bambino e poi vendere per disperazione gli stessi guanti di quella partita. Marcare Altobelli e qualche anno dopo pensare di fare una rapina per risolvere i tuoi problemi. Giocare con Maradona ed essere cacciato con una raccomandata, vincere uno scudettoerischiare la paralisi dopo un tuffo in mare, entrare in nazionale e rotolare su un’autostrada per un incidente in auto, con la gamba spezzata, fino al guardrail, diventare un idolo della Maratona e qualche anno dopo fare un corso da badanti senza comunque trovare lavoro. Ti può anche capitare di debuttare a San Siro, far battere il cuore di tuo padre che per l’emozione esce dallo stadio e poisarà il tuo cuoreatradirti e ti salverai solo per miracolo. Da sempre il calcio è una metafora della vita, ne rispecchia fascino, imprevedibilità, ricchezze e miserie. Ma ci sono pagine più amare da leggere, quelle di chi sièimprovvisamente visto spezzare la carriera da un infortunio o un incidenteeha dovuto rinunciareatutto. Ce li dimentichiamo in fretta, pronti a sostituirli con altri idoli,secondo la logica di uno sport e di una società che macina tutto,avelocità vertiginosa. Eppure tutti loro ci possono insegnare ancora qualcosa, basta rintracciareifili delle loro vite interrotte da cui sono riusciti a ripartire, vestendo altri panni, scoprendosi diversi e spesso migliori. Dalle macerie del passato ci gridano la loro voglia di riscatto: non c’è inferno dal quale non si può risalire, anche dopo essere stati assi del calcio. E’ l’essenza di questo libro, scritto dal collega Francesco Ceniti e in edicola da oggi con la Gazzetta dello Sport.

LEZIONI Helmuth Duckadam nel 1986 vinse da solo con la Steaua la Coppa dei Campioni contro il Barcellona, parando 4 rigori su4al Barcellona, Quella sera a guardarlo in tv c’era anche il piccolo Gigi Buffon, 8 anni, che incantato decise di fare il portiere anche lui. Pochi mesi dopo scoprì di avere una trombosi che stava devastandogli il braccio. Niente pensione, niente indennizzo, fu costretto a vendere per 3000 dollari i guanti a un collezionista. Poi la Uefa lo nominò suo ambasciatore e la sua vitaèricominciata. Quello che marcava Altobelli era Amedeo Baldizzone, giovane promessa dell ’A talanta, p rima di frantumarsi un ginocchio con la maglia del Cagliari. All’apice della carriera insultò un tecnico delle giovanili che lo aveva trascurato, oggi fa lo stesso lavoro.Econ un ragazzino down ha scritto una favola che da sola vale tutto il libro.

NUOVA VITA

A giocare con Maradona era Buriani, prima che uno scontro con Mandorlini nel 1986 ponesse fine alla sua carriera. Il Napoli dopo sei mesi lo liquidò senza neppure una telefonata. E’ ripartito da dirigente, indicò al Milan un certo Verratti, poi finito altrove.Andrea Mandorlini spezza tibia e perone a Ruben Buriani, in un Inter-Napoli dell’86

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Roberto Bacchin, campione d’Italia col Torino nel ‘76, solo 7 anni dopo, quando giocava a Catanzaro, tuffandosi in mare rimase paralizzato dalla testa in giù. Dopo operazioni, riabilitazione, sedia a rotelle ha fatto l’allenatore, presto alla carriera ha preferito l’affetto delle figlie. Vincenzo Guerini a soli 22 anni era avviato a una splendida carriera in nazionale, prima di rischiare la vita in un incidente stradale. A 29 anni già era un tecnico di B. Dante Bertoneri al Torino era considerato l’erede di Gigi Meroni. Pagò carissimo un no a Moggi, sprofondando nelle categorie minori. E’ andato anche vicino al suicidio. Ha frequentato persino un corso da badante, gli hanno preferito quelle vere. Oggi è sereno, ha scoperto la fede. Felice Natalino ad appena 18 anni debuttò in A, oggi vive con un defibrillatore al petto per i suoi disturbi cardiaci scoperti appena in tempo, eppure non ha rimpianti, poteva capitargli di peggio. Non c’è ferita dell’anima che non si possa curare, dipende da noi.

I BIG

Nel buco nero di una carriera finita traumaticamente ci sono finiti anche i fuoriclasse, non per questo la loro caduta è stata meno soffice. Fra tutti Marco Van Basten, per quanto gratificato da un post carriera comunque di grande risalto. Del calcio di oggi ha una visione distaccataeironica. E se gli chiedete di Ibrahimovic, risponde «E’ bravo col pallone tra i piedi ma può solo allacciarmi le scarpe»

Fonte: gasport

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