Il Napoli di Maurizio Sarri ha impressionato dapprima l’Italia, poi l’Europa intera, in ogni latitudine si parla delle trame di questa squadra, della beltà del suo gioco, della prolificità realizzativa dei suoi attaccanti. Sono tantissimi i tecnici che in questi giorni hanno sfilato a Dimaro per studiare la metodologia “sarriana”, per catturarne i segreti dal vivo. Marco Brachi, intervistato da “Il Roma”, per esempio, allenatore della Trestina, squadra che milita nella Serie D umbra, è uno di questi. Non solo collega, il tecnico è amico di vecchia data dell’allenatore del Napoli. In questi giorni anche lui è in Val di Sole per studiare dal vivo la squadra azzurra.
Come ha conosciuto Maurizio Sarri? «Ho giocato per la prima volta contro nel 1984, lui era libero arcigno della Castelnuovese, io giocavo nel Cortona, ovviamente promozione. Siamo partiti dal basso, Maurizio in settimana saltava tantissimi allenamenti per i suoi molteplici impegni in banca, alternava la sua più grande passione al lavoro».
Come è nato questo rapporto d’amicizia? «Ho sempre ammirato il suo modo di essere, è un conoscitore di calcio come pochi. Ho sfidato Maurizio anche quando lui allenava la Faellese, io giocavo nel Dicomano. Attuava ancora il 3-5-2, nella sua squadra c’era Nenci in porta, attuale preparatore dei portieri del Napoli. Non ci fece vedere palla, calcio spettacolare, verticale, tocchi di prima e possesso palla, per nostra fortuna finì solo 0-0. Non riesco ancora a crederci. Le nostre mogli si frequentano, sono amiche, c’è un rapporto familiare tra noi».
Qual è stata la squadra che ha dato il via all’epopea Sarri? «Senza ombra di dubbio il Sansovino, vinse il campionato in Eccellenza, tutto ebbe inizio da lì e partì con scetticismo, poiché veniva da un esonero…».
Dopo una lunga trafila nelle serie minori l’approdo ad Empoli: «Anche lì l’inizio non fu dei migliori, il mitico Empoli di Sarri è nato in seguito ad una sconfitta con l’Ascoli, dal 4-2-3-1 di “beniteziana” memoria, passò al suo 4-3-1-2 trovando la quadratura del cerchio. Anche a Napoli ci ha provato con questo modulo, ma Insigne non aveva le caratteristiche fisiche per fare il trequartista, come Saponara in Toscana».
Dopo il passaggio al 4-3-3, i 36 gol e il Napoli dei record, l’ennesima scoperta: Mertens falso nueve: «Pensò a questa soluzione già al primo anno di Napoli, proprio qui a Dimaro, ma all’epoca c’era Higuain. Il belga in realtà è un vero nove, non falso come Totti alla Roma. Lui fa tutti i movimenti del centravanti puro, quando di fronte si ritrova le difese alte diventa devastante».
Quindi lei lo segue passo dopo passo: «Sì, ci sentiamo spesso. Certo non è più il Sarri di Empoli, ma giusto sia così, adesso ha molti più impegni, ma troviamo sempre il tempo di una telefonata. Dopo Sassuolo-Napoli siamo stati un’ora a parlare, si
rammaricava, chiedendomi perché non si riusciva ad “ammazzare” la partita».
Adesso è a Dimaro per seguire i suoi allenamenti… «Gli ho chiesto di “studiarlo”, ho parlato con Paolo De Matteis, il team
manager e mi hanno dato il permesso di stare a bordo campo. Le sedute dirette da Sarri sono impressionanti, vanno a duecento all’ora dal primo all’ultimo minuto. Questi ragazzi sono impressionanti».
Ha seguito diverse partite del suo Napoli quest’anno? «Le confesso che prima dell’approdo di Sarri al Napoli ero uno juventino sfegatato, ma adesso tifo Napoli, non riesco a vedere altre squadre; mi addormento. Sono stato più volte a Fuorigrotta, ma il Napoli che mi ha impressionato di più è stato quello del primo tempo di Milano contro i rossoneri di Montella».
Ha parlato con lui in questi giorni? «Certo, l’ho incontrato in albergo, era un po’ nervoso per la storia dei video degli allenamenti che qualcuno ha postato sui social. Proprio per questo sono state vietate le riprese al campo di Carciato, questa storia
l’ha fatto arrabbiare».
Le ha fatto qualche confidenza di mercato, su Pepe Reina? «Resta senza ombra di dubbio al Napoli, almeno per un altro anno. I portieri che hanno cercato non verrebbero a fare i secondi dello spagnolo, tra l’altro il mister non ama i cambiamenti».
Ha in mente qualche novità per la prossima stagione? «Lui sperimenta sempre, ha tantissime idee. Quest’anno per la prima
volta ha tutta la squadra a disposizione a Dimaro. Ho notato serenità nel gruppo, hanno grandi motivazioni, si lavora a ritmi allucinanti, credono tutti al sogno scudetto. Maurizio lo meriterebbe come nessuno, sarebbe il coronamento della sua grande carriera. Conoscendolo rappresenterebbe un punto di partenza, non di arrivo».
Dove lo vede in futuro, dopo Napoli subito in Nazionale? «Ma no, morirebbe. Lui deve sentire l’odore dell’erba quotidianamente, è un animale da campo. Lo vedo ct dell’Italia, ma solo a 70 anni. Dopo Napoli andrà all’estero, è il suo sogno, con le sue idee e il suo calcio totale farebbe faville in Premier. Ma potrebbe optare anche per la Russia o la Spagna. Vorrà provare un’esperienza fuori dall’Italia, il paese delle etichette, hanno stancato. Con tutto il rispetto per il Napoli, ma lui potrebbe allenare club ancor più blasonati, ma fuma, ha la tuta, dice le parolacce… i classici stereotipi del nostro paese».
La sua griglia di partenza per la prossima stagione? «Dico Napoli, Milan e Juventus, se mi sente litigherò di sicuro (ride,
ndr). Maurizione è molto scaramantico…».
La Redazione