Ferretti (Doc. Coverciano): “Il Napoli non va all’estero, vantaggi e svantaggi”


L’esperto Milan, Juve, Inter e Roma giocano molto lontano dall’Italia, per il Napoli solo due match oltre confine


C’era una volta la preparazione. Non è soltanto un modo di dire per sottolineare quanto sia cambiato in estate il lavoro delle squadre di calcio. È anche il titolo di uno studio pubblicato sul mensile «Il nuovo calcio» da Ferretto Ferretti, docente di metodologie di allenamento per allenatori e preparatori atletici presso il centro tecnico di Coverciano.
Il Napoli è l’unica squadra tra le big ad aver scelto di svolgere in Italia tutto il ritiro precampionato. Milan e Inter tra Cina e Singapore, Juventus e Roma in Nord America: è solo questione di soldi e di accordi commerciali?
«Oggi il calcio è un’azienda che vende spettacolo e lo spettacolo si vende attraverso performance, quindi partite, siano esse amichevoli o no. Il motivo principale che spinge le società ad andare all’estero è esclusivamente di natura economica».
Non è più un ritiro, allora.
«Infatti suggerisco di cambiare il nome a questo periodo di allenamenti: chiamiamolo inizio di stagione perché è cambiato tutto. Prima si scioglievano le gambe, poi intervenivano i primi carichi, si giocava una partitina alla settimana. Adesso al terzo giorno si va in campo per affrontare una partita vera e dunque si deve tener conto di carichi, metodologie e spostamenti differenti».
Sempre meglio, allora, il metodo Sarri?
«La condizione atletica si acquisisce diversamente. Stiamo parlando comunque di squadre di vertice, le altre ragionano come una volta. È anche vero che il parco giocatori delle big è formato da campioni, non solo di tecnica ma di preparazione. Il Napoli in questo periodo lavorerà meglio perché già a metà agosto sarà impegnato in Champions: deve pianificare tutto perfettamente, compresi i rischi di infortuni e di critica ai quali si espone chi decide di sostenere subito test amichevoli di una certa importanza».
Perché gli altri allenatori accettano le tournée oltre Oceano?
«L’azienda calcio ha le sue esigenze, bisogna tenerne conto. I tecnici fanno buon viso a cattivo gioco».
Gli azzurri partiranno avvantaggiati?
«Non esiste una teoria universale e valida di preparazione perché altrimenti tutti ne farebbero uso: ogni allenatore è fedele alla propria filosofia di lavoro. Non so se quella voluta di Sarri sia la strada giusta, a giudicare dai suoi precedenti risultati direi di sì perché ha fatto sempre bene».
Quali sono le differenze tra i vari tipi di lavoro tradizionale che si seguono in Italia durante la fase estiva?
«Le squadre italiane sono abituate a insistere sulla resistenza e sul fondo: questa è pure la scuola di pensiero di Sarri che non trascura nella fase iniziale il possesso palla. Il Napoli arriverà al top della forma con carichi di lavoro differenti: più lavoro con il pallone mentre la resistenza va allenata con modi meno canonici».

Fonte: Il Mattino

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