Che carattere, Arek. Che piglio e che occhi infuocati. Proprio come il sinistro che da settembre a ottobre 2016, in 9 partite e 7 gol, permise al San Paolo di scacciare via lo spettro ingombrante di Gonzalo Higuain. Fino alla maledetta notte di Varsavia.
Stadio Narodowy, 8 ottobre 2016.
«Cos’è? Ho dimenticato».
Polonia-Danimarca: il giorno, la data del suo infortunio. Del crack del ginocchio sinistro.
«E’ stata dura, molto. Però è passata: sono diventato un uomo più forte e più intensi sono i rapporti con la mia famiglia, la mia compagna e gli amici. Esperienza».
E finalmente possiamo parlare di calcio. Quello vero.
«Sì, non vedo l’ora che cominci la stagione: ho già perso troppo tempo, voglio recuperare. Su tutti i fronti».
Lei, scherzando, si è definito il re di Napolonia: chi è invece il re dell’attacco del Napoli?
«Non c’è un re, siamo una squadra. Dovendo giocare 60 partite, o almeno spero, ci saranno chance per tutti».
Parliamo chiaro: è Mertens o Milik il centravanti titolare?
«Non lo so, è Sarri a dover rispondere. E poi non è ancora il tempo delle scelte».
E neanche fosse combinata, alle sue spalle piomba Dries: «Dovete chiedergli com’è giocare con Mertens!», dice. Poi schiocca un bacio sulla guancia destra di Arek, lo abbraccia forte ed evapora. Risate. Però la domanda resta: com’è?
«Mi piace molto. E’ un ragazzo eccezionale e un grande giocatore: con lui e con tutti gli altri si fa calcio vero, cosa a cui sono abituato sin dai tempi dell’Ajax. E per un giocatore è il massimo».
Il Napoli interpreta il miglior calcio d’Europa?
«Tra i migliori. Dire che sia il top non è giusto, perché bisogna sempre avere lo stimolo di migliorare».
Dia un voto all’attacco azzurro.
«Nove. Se dicessi dieci sarebbe come sedersi: ripeto, si deve sempre migliorare. Si può e si deve».
A proposito: come mai ha scelto il numero 99 e non il 9?
«Perché ci sono affezionato sin da ragazzino. Lo adoro».
E questo Napoli, la squadra, le piace?
«Siamo molto forti. Tra i migliori d’Italia e d’Europa».
Lei crede nello scudetto come tutti i suoi compagni?
«Assolutamente sì. Voglio vincere. Voglio vincere tutto. Sono 23 anni che aspetto. Da quando sono nato».
Il 2018 è anche l’anno del Mondiale: meglio lo scudetto con il Napoli o la Coppa con la Polonia?
«E’ impossibile fare un paragone, sono due cose completamente diverse. Prima o poi, comunque, voglio tutto: è il mio obiettivo».
Si dice che da piccolo, a Tichy, casa sua, sia stato un discreto scugnizzo.
«Cosa? Che significa, cos’è uno scugnizzo?».
Un tipo vivace, diciamo così.
«Un po’. Pensavo soltanto al pallone. Tutta la giornata in campo: amavo il calcio, meno la scuola».
Sa che il suo infortunio ha cambiato la vita di Mertens? «Sì, lo so. E sono molto felice per lui. Ora, però, vediamo cosa accadrà: la strada è lunga e la stagione pure».
Certo che per lei è sempre una sfida: ha dovuto cancellare Higuain e ora si ritrova gomito a gomito con un Mertens stratosferico. Dura la vita del centravanti.
«Non volevo cancellare Higuain e non ho alcun pensiero nei confronti di Dries. Questa è un squadra vera, lavoriamo e giochiamo insieme per vincere».
Non sarebbe bello avere continuità e segnare a valanga? Magari vincere la classifica dei cannonieri.
«Come prima dell’infortunio? Sì, ma il calcio e la vita sono così. E comunque, ripeto: non è importante essere il cannoniere, ma un uomo di una squadra come questa».
Segnare il gol decisivo per lo scudetto è un sogno?
«Niente male. Però va bene anche se segna Dries. O Pepe».
A proposito: quanto è importante Reina?
«Fondamentale: un grandissimo portiere e il nostro leader».
Perché il suo amico e collega di Nazionale, Szczesny, non è arrivato a Napoli? Le toccherà fargli gol alla Juve.
«Buona idea! Scherzi a parte, non so».
Pavoletti, Milik, Mertens: metta in ordine i centravanti.
«Siamo tutti uguali».
Se fosse l’allenatore, oggi punterebbe sul tridente leggero oppure sul centravanti di peso?
«Non sono il boss. Non ancora. Chiedete a Sarri».
Il Napoli può giocare con Callejon, Insigne, Mertens e Milik insieme?
«Dipende sempre da Sarri. Sempre e solo da lui».
Si sente un nuovo acquisto?
«No, però mi sento come nuovo: ora sono al 100%, ho recuperato alla grande dall’infortunio e sto lavorando come mai. Ho un mese per migliorare ancora e arrivare al top al preliminare Champions: è importantissimo per noi».
Le piacciono le notti di coppa del San Paolo?
«Da morire. L’urlo dello stadio è pazzesco: giocare in Europa con Real, Barça, Manchester, Paris è speciale. Il Napoli deve esserci». E’ la Juve la più forte? Quanto manca per raggiungerla?
«L’ultimo campionato ha detto così, ma non amo i paragoni. Pensiamo soltanto a noi. Tra l’altro, Milan e Inter si sono rinforzate tanto e la Roma è sempre là: il livello cresce e anche gli stimoli. Sarà fantastico misurarsi con tante squadre di grande spessore».
Sarri e De Laurentiis credono molto in lei: cosa le hanno detto in questi giorni?
«Con Sarri ho parlato soltanto in campo, con il presidente ci siamo salutati».
Com’è il suo amico Zielinski?
«Un fenomeno nato per il grande calcio: lo conosco da ragazzini e ha sempre avuto un qualcosa d’inspiegabile».
Napoli, invece, com’è?
«Bellissima: le isole, Pompei, il centro. E la gente è meravigliosa. Amo il sole e il mare: sono un polacco con l’anima latina. E in 23 anni non ho mai mangiato così bene».
Metterà su famiglia con la sua Jessica?
«Per ora niente matrimonio e figli. Per ora».
Ha avuto molte offerte in questo mercato? «Beh, forse qualcosa. Sono io, però, a non averle prese minimamente in considerazione: sono felice a Napoli e voglio vincere con il Napoli. Stop».
Fonte: CdS