Due esempi di massiccia evasione fiscale da loro stessi ammessa scegliendo la via del patteggiamento. Ebbene, nessuno li ha mai definiti simboli del malaffare delle Marche o dell’Emilia Romagna e tantomeno lo farò io adesso. Sulla vicenda di Maradona, che viceversa è vittima di una vicenda surreale e di un evidente errore dell’Agenzia delle Entrate, la grancassa mediatica italo-padana non ha perso l’occasione per sproloquiare contro la cittadinanza onoraria conferita ad un ‘simbolo dell’illegalità’ napoletana. Ritengo che ogni commento sia superfluo e che nè Napoli, nè tantomeno Maradona abbiano bisogno delle mie parole di difesa. Dobbiamo solo constatare, purtroppo, che la piaga del razzismo nei confronti di Napoli è tutt’altro che debellata e che tanto, troppo lavoro bisognerà fare per reprimere gli impulsi razzisti e punirne i colpevoli che, nascosti dietro il paravento del web, si sentono avvolti da una bolla di impunità. Una forma di razzismo subdola, viscida, in cui si fa spesso confusione tra goliardia e offesa, sulla quale si tende a sorvolare, quasi come se fosse tacitamente accettata.
Il punto della situazione – di R. Muni: “Le polemiche non mancano mai”
Mentre il Napoli getta le basi per la prossima stagione, con il gruppo al gran completo che lavora agli ordini di Maurizio Sarri, gli argomenti di grande attualità in questo periodo sono quelli della cittadinanza onoraria conferita a Diego Armando Maradona e la querelle tra Aurelio De Laurentiis e Gonzalo Higuaìn che si trascinerà nelle aule di tribunale.
In merito alla cittadinanza napoletana conferita al Pibe de oro, verrebbe da esclamare: che strano paese è l’Italia! Gente famosa o VIP, come si chiamano oggi, quali Valentino Rossi e Alberto Tomba, hanno avuto seri problemi con il fisco.
Sull’altra vicenda, De Laurentiis/Higuaìn, si è recentemente pronunciato Nicolas, fratello e procuratore del calciatore argentino. Non entrerò nel merito della questione contrattuale poiché non ne conosco i contenuti. Sarà l’organo giudiziale a dirimere la questione. Non commento neppure la decisione presa da Higuaìn, di citare in giudizio il suo ex datore di lavoro, bensì è la mancanza di stile dei fratelli argentini a meritare un benché minimo commento. Secondo il fratello e procuratore di Gonzalo, non si tratterebbe di una partita di calcio, bensì di qualcosa di più serio: una inadempienza contrattuale da parte dell’ex datore di lavoro (De Laurentiis, ndr). E dopo aver tessuto le lodi dell’attuale datore di lavoro del pipita, Andrea Agnelli, ritenendolo nettamente migliore rispetto al patron del Napoli, ha accusato quest’ultimo di poco stile riferendosi a quando il numero uno del Napoli sottolineò i chili di troppo dell’allora suo tesserato Gonzalo. Chiosa finale di Nicolas da strappalacrime: ‘…chili in eccesso? Se ne parla tanto, è una storia che mi ha stancato…lo scorso anno aveva patito l’ansia e la pressione di una estate difficile…’. Cari fratelli Higuaìn, innanzitutto queste esternazioni sembrano dette da chi non è così sicuro di essere nella ragione. Inoltre, se è vero che Aurelio De Laurentiis viene chiamato in giudizio per rispondere delle proprie responsabilità di datore di lavoro, in quanto tale avrà avuto tutto il diritto di puntare il dito contro lo stato di forma di un suo tesserato, più adatto ad un raduno di ex calciatori che ad un professionista del pallone. Non è così? Si ricordi che i datori di lavoro pagano i calciatori per le loro prestazioni atletiche. Probabilmente i fratelli argentini si sono ambientati velocemente nella loro nuova realtà, facendo propri i difetti e le ossessioni che storicamente affliggono il popolo bianconero.
Riccardo Muni