Non sono neanche le nove e il piazzale della stazione centrale del capoluogo è già stracolmo di gente, il luccichio della fontana riflette il giallo e il rosso delle tante bandiere che sventolano nella calda mattinata beneventana. Sono tutti in attesa della squadra di Baroni, che si è ritrovata intorno alle 8,15 allo stadio per vestire il completo sociale: pantaloncini e polo rossa con lo stemmino della strega sul petto, lato cuore. A
dirigere le operazioni il team manager Alessandro Cilento: è lui a scandire gli orari, quello della partenza dallo stadio per essere in stazione almeno un quarto d’ora prima dell’arrivo del Freccia Argento per Roma. Lo staff tecnico è monco, Marco Baroni si aggregherà direttamente a Sestola: il mister è in convalescenza dopo l’intervento chirurgico all’anca di una ventina di giorni fa. Manca pure Cissè, che è ancora in Guinea e arriverà direttamente in Emilia. In permesso pure De Falco e Puscas: il centravanti giallorosso è andato a discutere il suo esame di laurea in Romania. Quando il pullman della società appare all’orizzonte in piazza della Stazione scatta il delirio: è passato giusto un mese dalla fantastica promozione in serie A, il Benevento la celebra con la partenza per il ritiro e il suo popolo non vuole mancare alla festa. Tutti vogliono un ricordo di questa mattinata, un selfie, un autografo, ma basta anche una stretta di mano. Per dieci minuti la Stazione si trasforma in Curva Sud: ci sono i ragazzi del settore più caldo, rigorosamente con la t-shirt sociale, quella nuova stampata per l’occasione con l’Arco di Traiano e un uomo e un bambino che passeggiano tenendosi per mano, la scritta è esplicativa: “Di padre in figlio”. Una passione che si tramanda a prescindere dalle categorie, dai successi e dalle delusioni. Una fede per quella maglia giallorossa che per mo lti è una ragione di vita. Il gruppo della Curva è folto, intona i canti tipici del settore, fa da traino per tutti gli altri, anche quelli più timidi. Ci sono anche i fumogeni, rigorosamente gialli e rossi, il clima da stadio è completo. Poliziotti e ferrovieri in servizio chiudono un occhio, d’altronde si tratta di una festa, l’importante è non farsi male ed evitare pericoli per gli altri. La “Freccia” arriva puntuale da Bari al binario 3: è il momento dei saluti, un attimo storico perché il Benevento per la prima volta si imbarca per preparare un campionato di serie A. L’urlo sale alto, devono sentirlo tutti: capitan Lucioni e Lopez, la cosiddetta “vecchia guardia”, si staccano un attimo dai compagni e salutano tutti quelli che sono venuti fino in stazione. E’ il loro grazie a nome della squadra per tanta vicinanza e per tanto entusiasmo. L’avventura della massima serie inizia con questo viaggio in treno, prima fino a Roma, poi a Bologna. Infine col pullman societario fino a Sestola, dove si sbarca intorno alle 16. Il tempo di riposarsi e alle 18,30, Baroni, che attendeva i suoi in ritiro già da un paio di giorni (per visionare bene le strutture disponibili), comanda il primo allenamento. In casa giallorossa non si perde tempo, c’è un campionato di serie A da preparare e da difendere, con le unghie e con i denti. Corriere dello Sport