Diego Armando Maradona torna e, alle 21.30 di mercoledì diventa «ufficialmente» un napoletano. Onorario. In verità lo è già, da trentatré anni. Sempre presente nei ricordi di tutti, sempre vivo nel momento del rimpianto, sempre “utile” quando urge il bisogno di bagnarsi un po’ le guance. Lui, a Napoli sarà sempre el niño de oro e sembra essere il niño di chiunque, perché nella fantasia popolare Diego è stato adottato, prima che diventasse re. Si comincia con il «Buen domingo, Napolitanos» delle 18 di ieri e poi si procede con un programma articolato che Alessandro Siani sta allestendo. Piazza del Plebiscito si prepara per la festa dei trentaduemila, quelli che potranno accedervi, abbellita dal fascinoso tango che garantirà Belen Rodriguez ed irrorata di quella allegria che contagerà chiunque quando sul palco sfilerà quel Napoli dello scudetto. Sarà bello perdersi nell’abbraccio collettivo tra Bruscolotti e Ferrara, tra Di Fusco e Taglialatela, tra Carnevale e Giordano, Volpecina e De Napoli, Romano, Renica e Carannante, tra una gag, un siparietto e l’emozione. E’ la sera in cui Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, riconosce a Sua Maestà la cittadinanza onoraria in una serata che sa di magìa. Alessandro Siani lo ha chiamato «effetto Maradona» e già tutti, ma da trentatré anni, «innamorati son»