Il caso Pepe Reina dalla prospettiva dell’attaccante, del bomber che Faustinho Canè è stato a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, tinto d’azzurro per oltre dieci stagioni (dal ’62 al ’69 e poi dal ’72 al ’75), figlio adottivo di questa città che continua a sentire sua e dalla quale ha ricevuto tanto affetto. Ed il tempo sembra essersi fermato perché la voglia di calcio – indifferentemente vissuto o commentato – è identica e sarà così ancora a lungo, lo coinvolgerà appieno così come lo sta coinvolgendo in questa calda estate, col calciomercato alle porte e la prossima stagione quale bivio verso il futuro. Ed allora parliamone, di calcio.
Il primo tormentone dell’estate è il futuro (in bilico) di Reina, se l’aspettava? «No, perché questo discorso andava affrontato molto prima, non oggi. Una società che sta crescendo e che vuole diventare realmente grande deve ricordarsi che i contratti valgono sempre troppo poco, specialmente quando si tratta di campioni come lo spagnolo».
Lei lo blinderebbe? «Io considero Reina un ottimo portiere, certo non un fuoriclasse. Ha regalato diversi punti al Napoli e poi è un uomo spogliatoio, importantissimo per la coesione del gruppo. La priorità è accontentare l’allenatore. Se per Sarri va confermato, allora che lo si confermi. Anche se…».
Cosa? «Riflettevo sulla possibilità di acquistare un giovane, di fare un investimento di quelli grossi. Uno alla Donnarumma, per intenderci. Però è un nome impossibile e allora tanto vale tenersi Reina. Oggi il mercato propone cifre altissime. Tra i profili accostati al Napoli nessuno è più forte dello spagnolo, l’unico che mi convince è Szczesny. E comunque confermerei Reina anche per l’imminente impegno Champions: c’è bisogno di certezze in un ruolo così delicato».
A proposito di preliminari: nel 2014 il Napoli diede fiducia a Rafael, ma si rivelò una scelta sbagliata. «Anche in questo caso andava trovata prima una soluzione. Rafael aveva ed avrebbe ancora oggi bisogno di andare via, in prestito o a titolo definitivo, per giocare con continuità. Quando arrivò a Napoli era nel giro della nazionale, è stato sfortunato per via dell’infortunio ma poi perché si sono perse le sue tracce? Lo stesso Sepe non ha mai avuto occasioni: è un peccato. Ed è un paradosso che in Serie A sia esploso nella squadra (l’Empoli, ndr) dello stesso allenatore che oggi è alla guida del Napoli».
Attraversiamo il campo, dalla porta all’attacco: il giovanissimo Leandrinho (’98) è già pronto per un campionato da protagonista in Serie B? «Certo, e mica per forza in B? È un ragazzo di grande qualità e l’ha dimostrato subito nel giro di pochi mesi. Il Napoli lo ha monitorato e ha fatto bene a puntare su di lui. Ora toccherà alla stessa società fare la scelta giusta: dovrà cercare di valorizzarlo creando armonia di mercato con altri club, proprio come fa la Juve».
Fonte: Il Roma