Insigne e Cassano: gli amici di sempre. Lorenzo però non lo imiti troppo

Caro Lorenzo, non seguire papà Cassano

Il ragazzo di Frattamaggiore divertito si fa portare a spasso dal suo padre «adottivo» («È lui il mio erede», ha sentenziato pochi giorni fa l’ex campione di Bari Vecchia). Oddio. Senza mai essere riusciti a essere una coppia vera in campo perché non ne hanno avuto né il tempo né l’occasione (solo mezz’ora in Italia-Costarica nel giugno del 2014), questa estate Lorenzo e Antonio spopolano come coppia-star sul web: un po’ come Vieri e Borriello, per intenderci. La foto sulla bici segue di poche ore il video del balletto con i due scatenati in discoteca, che tanto ricordava i balli folli di Gianluca Vacchi. Insigne e Cassano sono amici (inseparabili) dallo sciagurato Mondiale brasiliano. Hanno 12 anni di differenza, ma non c’è vacanza che non passino assieme. «La 10 deve essere sua perché nessuno mi diverte in Italia come lui», ha sentenziato FantAntonio. Cassano deve essere davvero un caro amico, non c’è che dire. Ma è un po’ come quei compagni di divertimento, da baldorie estive, che quando inizia la scuola vanno però messi in disparte perché magari ti invitano a fare filone. Ha sempre avuto talento, Cassano, anche nel dipingere di nero qualunque suo momento straordinario. E poi pagarne il conto. Per carità, che Insigne lo imiti in tante cose. Ma non in tutto. Anzi, scelga le cose da cui prendere esempio. Antonio è stato a lungo il fantasista più imprevedibile del campionato italiano: aveva un modo di correre sgraziato, con il sedere basso e i piedi piatti, ma nessuno degli avversari è mai riuscito a capire prima cosa faceva, da che parte andava, quale sarebbe stata la traiettoria del pallone. Inimitabile, praticamente unico, senza mezze misure. La gente allo stadio è sempre andata per vedere il suo tocco da artista. Senza limiti. Ma non solo sul campo. Le memorabili cassanate sono la faccia nascosta del suo sole. Solo lui poteva dire a un arbitro «ti aspetto fuori». La corda pazza gli ha girato spesso: come quando insultò l’anziano presidente Garrone o quando si mise contro prima il vecchio Sensi e poi Totti, nel solito suicidio sportivo. «Deve andare al Real», ha detto Cassano rivolgendosi a Lorenzo. Già, lui ci è andato. Il Bernabeu sembrava un perfetto regno della luce, invece lo chiamarono subito gordito, trasformandolo in macchietta. Il resto lo mise Capello, che Cassano imitava con ferocia in pubblico. Insomma, va bene l’amicizia, ma guai a voler imitare in tutto l’amico discolo. «Insignate» è un termine che non suona bene. D’altronde Antonio lo sa bene: alla fine, è la vita a dire ti aspetto fuori.

Fonte: Il Mattino

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