A dodici mesi di distanza, è scoppiato un nuovo caso di mercato, in cui il Napoli, pur non essendo coinvolto, è stato tirato in ballo. A distanza di dodici mesi dalla fuga di Gonzalo Higuaìn, diretto tra le braccia della vecchia signora, è Gigio Donnarumma al centro di polemiche e veleni. Il giovanissimo portiere di proprietà del Milan, nativo di Castellammare di Stabia, ha rifiutato un ingaggio da capogiro per rinnovare il contratto con la squadra rossonera, attirato dalle sirene (…e dai miliardi…) di Real e Juve. In cabina di regia ha agito il procuratore più famoso ed influente del panorama calcistico europeo, Mino Raiola. Quest’ultimo, proprio in queste ore, è finito al centro di una inchiesta che si sta conducendo per fare luce sul trasferimento milionario di Pogba dalla Juve al Manchester. Cosa c’entra il Napoli con la faccenda di Donnarumma? La squadra di Sarri c’entra eccome: innanzitutto il tradimento del giovanissimo talento con i guantoni, alla squadra che gli ha dato fiducia lanciandolo nel calcio che conta a sedici anni, ha rievocato quello consumato dal centravanti della Juventus ai danni della piazza napoletana. Non sappiamo (…e non sapremo mai…) se Higuaìn sia stato ammaliato solo dallo scudetto che sapeva già che avrebbe vinto in bianconero, oppure anche dai soldi che la società di casa FIAT gli avrebbe elargito. Sta di fatto che tanto Gonzalo quanto Gigio hanno calpestato i sentimenti di due tifoserie pronte a farli sentire dei supereroi. Il Donnarumma gate è stata l’occasione per far riavvicinare due tifoserie, quelle di Milan e Napoli, che si sono prodigate in reciproche manifestazioni di solidarietà e complimenti. Se la tifoseria partenopea si è stretta attorno a quella meneghina, con dimostrazioni di solidarietà e rispetto, quella del Milan ha elogiato Marek Hamsik, capitano del Napoli, che ai soldi ed alla gloria propostegli da Raiola (…sempre lui!!!…) ha preferito l’amore di Napoli. E proprio il gesto del nostro capitano è stato portato alla ribalta dai tifosi del diavolo, come esempio che Donnarumma avrebbe dovuto seguire. Non entro nel merito della decisione del portiere del Milan, che certamente non condivido poiché il rischio di bruciare una carriera brillante, in poche partite è elevatissimo quando si decide di accelerare il normale percorso di crescita. Solo ritengo che il ruolo predominante che ha assunto la figura del procuratore, capace di tenere sotto scacco le società del pallone e di influire in maniera sostanziale sulla carriera dei propri assistiti, facendo il bello ed il cattivo tempo, sia una delle cause del decadimento dello sport nazional popolare. Se le cosiddette bandiere sono una razza in via di estinzione, non è soltanto per il decadimento morale dei calciatori. Questi ultimi, d’altronde, sono allevati sin dalla tenera età ad anteporre il vile denaro davanti ad ogni cosa e gli Hamsik, così come i Totti, e i De Rossi, i Maldini e i Baresi sono chimere sempre più rare nel mondo del calcio. Nessuno si meravigli, quindi, se le loro magliette, così come quella del D10S non viene più assegnata a nessuno poiché, per esserne degni, oltre alle qualità tecniche sono necessarie anche quelle morali. Nell’epoca dei pallondollari, si sente sempre più la mancanza di bandiere, di vessilli con indosso gli scarpini, che assurgano ad ambasciatori nel mondo dei colori che indossano. A questo riguardo, Lorenzo Insigne che pure è stato sul punto di sbandare, sembrerebbe aver imboccato la retta via. Infine, è apprezzabile l’avvicinamento che c’è stato tra le tifoserie di Milan e Napoli: un conto è essere avversari in campo ma pronti ad applaudire l’avversario e riconoscerne la superiorità (come accadeva ai tempi di Maradona e Sacchi), un altro è diventare nemici e sconfinare nell’odio, nella violenza verbale e fisica e nel razzismo. Non c’è dubbio che questi episodi facciano solo bene al mondo del pallone. Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni