«Ho giocato a Napoli fino all’età di quarant’anni e ogni volta volevano sostituirmi. Bisogna imparare a convivere con queste situazioni, chi ci riesce va avanti». La dura (ma anche gratificante) vita del portiere nel racconto di Luciano Castellini, anni 71, attuale preparatore dei portieri nel settore giovanile dell’Inter, numero uno azzurro dal 1978 al 1985 per un totale di 202 presenze in campionato e tanti ricordi, dunque avventure, che gli consentono di vivere l’attualità del suo ruolo (e dei suoi colleghi) sulla scorta delle proprie esperienze di vita spesa tra i pali con l’etichetta di “giaguaro” che nacque per caso – soprannome datogli dai tifosi del Torino – ma resterà appiccicata per sempre alla sua carriera.
Pepe Reina e il Napoli, cosa accadrà? «È difficile darle una risposta. Se la società è entrata nell’ordine d’idee di sostituirlo un motivo ci sarà, magari fisico oppure tecnico, o semplicemente non è più soddisfatta delle sue prestazioni».
Ma a trentacinque anni un portiere è già al tramonto? «Sa come vengono giudicati i portieri di una certa età? Se parano bene dicono che sono esperti, se commettono errori sono vecchi e basta. Io ho giocato fino a quarant’anni al Napoli e volevano sempre sostituirmi. Bisogna imparare a convivere con queste situazioni, chi ci riesce va avanti».
L’idea iniziale del Napoli era l’acquisto di Szczesny dall’Arsenal. «Un ottimo portiere, che rischia parecchio e spesso con successo. In questi due anni alla Roma ha giocato sempre bene, a me piace tanto. Ma non so cosa accadrà e comunque il mercato non mi interessa».
L’idea attuale è l’acquisto di un giovane talento da far crescere alle spalle di Reina. «Dal mio punto di vista si cresce giocando, sbagliando, mettendosi alla prova ogni giorno, superando limiti ed errori sul campo. Se fosse così facile maturare basterebbe starsene seduti davanti alla tivù a studiare i migliori portieri al mondo».a.
A proposito di giovani: Meret (’97) dell’Udinese le piace? «Lo conosco, mi piace, è un portiere emergente, molto bravo. Però Napoli non è una piazza facile, ti mette alla prova, devi essere pronto subito. Ma fa parte del nostro mestiere: coi portieri ci vuole pazienza e coi giovani italiani ancor di più».
Il portiere moderno deve anche saper essere un regista? «Se uno non è bravo coi piedi e spazza la palla lontano è sempre 0 a 0. E poi se la prende con le mani non è mai rigore. Certo, se tecnicamente è valido molto meglio, ma la prima regola è sempre parare e non subire gol. Poi viene tutto il resto. Anche la qualità nei piedi».
E Donnarumma è davvero un fenomeno? «I fenomeni sono al circo e questo vale per tutti i calciatori. Lui è un bravissimo portiere reduce da un’annata clamorosamente positiva. A proposito: da piccolino era quasi dell’Inter, poi non s’è mai capito per quale motivo abbia scelto il Milan. Ma non mi permetto di giudicare».
La Redazione