L’attaccante romagnolo ha indossato la numero 10 azzurra nella stagione 1997-’98 «È bellissima, ma non è facile indossarla. Occorre leggerezza, restando se stessi»
Protti, lei l’ha indossata…
«Ed ho avvertito la magìa che ha in sé la maglia del Napoli, quella di Diego in particolare. Però, attenti: dovesse succedere, nessuno avanzi paragoni, Maradona è inarrivabile».
Come va portata in giro?
«Senza farsi ossessionare, altrimenti si entra in un campo minato. Si deve accettarla con leggerezza, restando se stessi».
E Insigne?
«E’ l’unico in grado di essere investito da una responsabilità del genere. E’ un calciatore che ti fa innamorare, per me un campione assoluto. Un talento vero. E poi è napoletano. Consegnargliela sarebbe una gran bella Storia, ricca di sentimento, di questo calcio».
Lei disse al Livorno: rimettetela in circolo.
«Nessuno tipo di accostamento, ovviamente. Ma quando mio figlio cominciò a giocare, io mi rividi in lui e nei suoi coetanei, e pensai: perché sottrarre un sogno a un bambino?».
Cosa andrebbe fatto?
«Bisognerebbe sentire Maradona, oppure aspettare che lui dica qualcosa. E poi anche interpellare i tifosi, che rappresentano – sempre – il patrimonio assoluto di qualsiasi club».
Lei non fu fortunato.
«Capitai nell’anno peggiore, quello della retrocessione dopo trent’anni, anzi di più; e nel contesto di un momento negativo per la società, che cominciò la sua fase di declino. Ma io porto dentro il ricordo umano d’una città meravigliosa, di gente straordinaria, che ci ha voluto bene».
La 10 le è sempre piaciuta.
«A Livorno, alla Lazio nella mia prima esperienza, al Napoli: mi dava gusto, aveva un significato diverso. Ma non sono mai caduto nella paranoia, un rischio da evitare».
A Insigne può dare o togliere?
«Insigne è la potenziale bandiera di un club fantastico, che sta dispensando spettacolo allo stato puro. Ed è poi un giocatore che, a volte anche con un solo numero, riempie una partita. E’ una vicenda che mi appassiona, che mi emoziona, già solo a parlarne».
Fonte: CdS