La Sicilia è la regione più a rischio (134 aggressioni), il Trentino- Alto Adige, la più protetta (6). Il 95% degli aggressori è formato da dirigenti e da estranei. Ci sono anche gli assistenti di parte, cioè i tesserati delle società che fungono da collaboratori dell’arbitro. In ordine di violenza, le categorie più a rischio sono la Seconda, la Prima e la Terza, ma è nei campionati giovanili che la miccia della violenza, dell’inciviltà e dell’intimidazione brucia a fuoco rapido. Rapidissimo: nel 2016 i casi di arbitri, anche minorenni, aggrediti nei tornei dei ragazzi sono stati 167. Di fronte all’incancrenirsi della situazione, Giulio Mola, giornalista che, anche al tempo del web, ama consumare le suole delle scarpe, tanto è gran cronista, voleva scrivere un libro sul mestiere di arbitri. Invece, ne è venuto fuori un libro sulla vita impossibile degli arbitri che «viaggiano sempre da soli», come recita il titolo della sua fatica, dedicata a Luca Colosimo, l’arbitro scomparso nel 2015 in un tragico incidente stradale e a Luigi Rosato, il diciassettenne fischietto leccese selvaggiamente pestato in Puglia nel dicembre 2014. L’universo che ne scaturisce è di coraggio e di fatica, di paura e di dolore, in alcuni casi di choc moralmente anafilattico, tanto gravi e insopportabili sono le minacce, gli insulti, le prevaricazioni che gli arbitri denunciano, alcune delle quali pubblichiamo in queste pagine.
Tabella
1) violenza grave, quando l’arbitro è costretto ad andare al pronto soccorso e ha facoltà di denunciare chi l’abbia aggredito;
2) violenza fisica, ugualmente grave, ma definisce i casi in cui il direttore di gara non va in ospedale;
3) violenza tentata ovvero spintoni, manate, trattenute;
4) violenza morale cioè le ingiurie razziali e sessuali, gli sputi.
Fonte: CdS