È distante, molto distante, c’è chi addirittura non lo intravede nemmeno all’orizzonte un patto per la gestione dello stadio San Paolo. Sono passati sei mesi dall’ultimo incontro formale tra Comune e Calcio Napoli per mettere a punto la convenzione, da dicembre solo incontri casuali nel corso delle partite degli azzurri a Fuorigrotta. Siamo nel pieno di un vero cul-de-sac che sta producendo un paradosso a due facce. Da un lato c’è l’investimento più corposo – 28 milioni se si considerano le opere per le Universiadi – del Comune sulla città che rischia di essere un flop o un debito con il Credito sportivo che senza convenzione non si potrà estinguere; dall’altro la Ssc Napoli, che è nella classifica dei 20 club più ricchi del mondo, ma senza casa e senza la possibilità di crescere finanziariamente proprio dove ha più potenzialità, appunto a Napoli. Perché del San Paolo non può fare ciò che vuole in quanto il proprietario è Palazzo San Giacomo.
Eccolo servito il paradosso, sembra abbia il volto di quella Napoli «nonsipuotista» che tanto il sindaco Luigi de Magistris quanto il patron Aurelio De Laurentiis cercano di cancellare. La cifra della situazione però è questa: i rapporti tra i due non sono mai decollati e meno che mai in questo momento e il risultato è lo stallo. Come stanno dunque le cose? Sono passati due anni dall’approvazione in Consiglio comunale dello schema di convenzione fra Comune e Società sportiva per la gestione dello stadio San Paolo e nulla si è mosso. La Società continua a giocare a Fuorigrotta con il classico servizio a domanda individuale, vale a dire con una richiesta di utilizzo della struttura 48 ore prima dell’evento. E, malgrado non ci sia una nuova convenzione, gestisce il terreno di gioco manutenendolo al costo di centinaia di migliaia di euro. Perché questa anomalia nell’ambito di una struttura pubblica? Il Comune non ha soldi e nemmeno il know how per gestire il terreno di gioco, il cuore dell’impianto, altrimenti lo stadio sarebbe come il San Carlo senza palcoscenico e dunque senza attori e musicisti. De Laurentiis può permettersela questa – diciamo così – gestione spuria dell’impianto perché ha anticipato negli anni, a partire dal 2010-2011, lavori per una cifra intorno ai tre milioni e anche di più. Cosa significa? Che in questi mesi hanno lavorato i rispettivi avvocati sulla questione del dare e dell’avere tra le parti e il patron è in vantaggio. Per dirla tutta, la Società dovrebbe pagare un canone annuale per la concessione dello stadio – nella convenzione approvata in Consiglio comunale ma mai firmata dalla Società – di oltre 700mila euro. Soldi che si stannoscalando dai famosi tre milioni che De Laurentiis ha anticipato per i lavori allo stadio. Va da sé che in una situazione così complessa a nessuno viene in mente di mettere mano alla questione terreno di gioco. E stando a quello che trapela, De Laurentiis ha ancora un tale credito verso il Comune che si potrebbe permettere di rimanere nelle condizioni attuali anche per tutta la prossima stagione agonistica. Il presidente del Napoli non ci pensa proprio a chiudere la questione. Finito il campionato in Comune si aspettavano una chiamata del patron. Non è arrivata, anzi la sua agenda è piena, fitta e lo porta lontano da Napoli, a Los Angeles, almeno fino a luglio. Un dispetto? Può darsi, ma la sensazione è un’altra. De Laurentiis dovrebbe sottoscrivere una convenzione di una decina di anni per usufruire di uno stadio i cui lavori sono stati organizzati e gestiti dal Comune, e quello che ne verrà fuori sarà un impianto pensato non per le esigenze di una Società di calcio ma per quelle di un ente che deve tenere presente esclusivamente il bene pubblico. Si potrebbe immaginare che il patron voglia costruirsi uno stadio tutto suo altrove, non è escluso, tuttavia De Laurentiis ha sempre detto di volere restare lì, a Fuorigrotta. E forse non è un caso che proprio negli ultimi giorni De Laurentiis abbia dichiarato pubblicamente un forte interesse perché la casa del Napoli possa costruirsi a Bagnoli. Un annuncio – cosa non trascurabile – che ha incassato l’interesse del sindaco. Di più, il patron sempre in quell’area, è innamorato del complesso delle Terme di Agnano. E il Comune vuole esternalizzare quella struttura visti i ripetuti bandi messi in campo. C’è già un bellissimo albergo, le terme e lo spazio per costruire almeno un paio di campi per l’allenamento. Chissà che Bagnoli o Agnano non possano essere la chiave per riaprire un dialogo tra le parti per arrivare magari a una convenzione del San Paolo più larga. Vale a dire concedere al patron la gestione di altri spazi dell’impianto di Fuorigrotta, per fare ristoranti, parcheggi, il museo del Calcio Napoli. Un tema sul quale Palazzo San Giacomo è sempre stato molto aperto.Fonte: Il Mattino