APPROFONDIMENTO – Caro Bargiggia, Napoli ha molto da insegnare in allegria e dignità…altro che tristi e sottomessi

La libertà di parola, non dovrebbe dare a qualcuno la libertà di offendere. La storia che finora ci hanno fatto studiare a scuola, ci racconta di un Regno, quello di Napoli, tiranno e che non ha dato cenni di evoluzione, o almeno non in tutta quella che è la verità concreta. Il Regno delle due Sicilie, Napoli in particolare, invece, provato storicamente, ha significato, per l’intera terra italiana e non solo, prosperità, progresso, cultura ed evoluzione, nelle scienze, nelle arti, nella tecnologia. E mai è stata sottomessa, o nelle peggiori delle situazioni, si è sentita tale, nemmeno quando, ad invaderla, sono stati i Savoia e tutto quello che gli girava intorno, quando si sono appropriati, con la forza, di una terra prospera come Napoli. Questa piccola premessa per rispondere ad un signore, un giornalista, Paolo Bargiggia al secolo, che, dopo la sconfitta della Juve, ad opera del Real Madrid, ieri sera, nella finale di Champions League, ha twittato l’ennesima scempiaggine, tra l’altro offensiva:

“Siete solo un popolo bue che merita la sottomissione: Sapete solo godere delle disgrazie altrui. In questo caso della @Juventusfc. Tristi!”

Ma almeno conoscere la storia prima di parlare dovrebbe essere un obbligo. Avere la buona “creanza” di sapere che i napoletani non sono mai stati sottomessi, anzi si sono ribellati in tutte le guise e che mai hanno goduto e mai godranno, delle disgrazie altrui. Il popolo partenopeo, da sempre oggetto di insulti razzisti di tutti i generi, usa il semplice sfottò sportivo, che nel calcio, quello puro, ci sta anche. Dette persone dovrebbero capire, una volta per tutte, che i napoletani non hanno bisogno di dimostrare ancora, che l’aggettivo “triste” non appartiene al loro modo di pensare, al loro modo di vivere e di concepire la vita, alla loro cultura. Se l’arroganza prende il sopravvento, perchè la rabbia è tanta dopo una sconfitta, non la si dovrebbe sfogare offendendo un popolo che, per dignità, allegria, orgoglio e tanto cuore, ha molto da insegnare ai più. Ci si lamenta che il calcio sia diventato motivo di odio, ma gli esempi di chi è un addetto ai lavori, alcune volte, sono più che negativi, come in questo caso.

Essere giornalisti è un conto, essere tifosi un altro…essere uomini veri è ancora un’altra cosa.

A cura di Emilia Verde

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