Il campionato è finito ed ha espresso gli ultimi verdetti, tra cui il terzo posto conquistato dalla squadra azzurra che, a Genova, ha vinto per la quindicesima volta nel girone di ritorno. Un poker calato sul prato del Luigi Ferraris, messo a segno dai tre terribili ragazzi di Sarri e da capitan Hamsik. Un poker in cui ciascuno dei goleador ha fornito uno dei quattro assi che hanno zittito l’orribile pubblico di fede blucerchiata. Purtroppo non è bastato l’ennesimo successo ottenuto nel girone di ritorno, non sono bastati gli oltre cinquanta gol messi a segno in trasferta, non sono bastati quattro calciatori in doppia cifra (…nessuno in Europa come i quattro cavalieri azzurri…), il Napoli si è dovuto arrendere di fronte alla Roma che, con un punticino in più, eviterà i preliminari di Champions. Ottantasei punti sono, normalmente, utili per vincere lo scudetto, questo lo dice la storia del nostro campionato, ma i tempi sono cambiati ed il Napoli dovrà rapidamente adeguarsi. Se i complimenti ed il premio della critica fanno molto piacere, non devono rappresentare un punto di arrivo, bensì la base su cui costruire qualcosa per cui la squadra, questa squadra, è più che matura. Ci ripetiamo: a questo gruppo, allenatore in primis, non manca più niente per poter salire sul tetto d’Italia e le intenzioni, per la prossima stagione, sembrerebbero orientate verso il grande obiettivo tricolore. Cosa dire della partita di Genova? Più o meno le solite cose: azzurri che sembrano giocolieri telecomandati, schemi eseguiti con precisione assoluta, giocate funamboliche che hanno stordito l’avversario di turno. Di contro: i soliti errori difensivi commessi quando da Roma giungevano notizie poco piacevoli per gli azzurri che, visibilmente, hanno mollato la presa presi dallo sconforto per il mancato secondo posto. Per questo motivo, ritengo sia assurdo criticare gli azzurri per i due gol incassati, viste le circostanze. Adesso è stato ordinato il rompete le righe, con l’arrivederci a Dimaro per il consueto ritiro precampionato. Tra le partite estive che il Napoli affronterà, c’è il doppio impegno europeo con l’obiettivo di arrivare ai gironi di Champions, con un paio di mesi di ritardo. A sentire i calciatori di Sarri, non si vede l’ora di ritrovarsi, tutti insieme, per far tornare a girare la giostra delle emozioni che tanto ci ha appassionati negli ultimi mesi di campionato. Chiosa finale per puntare ancora una volta il dito contro il razzismo che Napoli e la sua squadra deve subire in giro per l’Italia. Finalmente gli azzurri non sono stati zitti, non hanno subito in silenzio. Prima Insigne all’intervallo, poi Maurizio Sarri durante la ripresa, hanno denunciato quanto stesse accadendo, fino a che lo speaker dello stadio di Marassi, ha imposto all’orrendo pubblico di casa di farla finita con i soliti cori beceri. In un periodo di grosse tensioni in merito, tensioni di livello internazionale, è intollerabile che negli stadi si continui ad invocare il Vesuvio e che questi episodi di razzismo vengano (de)rubricati come discriminazione territoriale e sanzionati con una multa. Marassi è stato solo l’ultimo episodio e la morte del povero Ciro Esposito, ucciso da mano razzista tre anni fa, sembra non aver convinto chi di dovere ad intervenire energicamente per debellare una piaga italiana utile solo per gettare fango su un paese in piena decadenza morale! Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni