È vero che la Roma l’ha spuntata per una lunghezza e che il Napoli dovrà sottoporsi al rischio preliminare di
Champions League, però gli uomini di Sarri offrono certezze superiori rispetto a quelli che allenerà di Di Francesco, erede designato di Spalletti, non tanto perché abbiano siglato negli spogliatoi un patto scudetto che dovrà poi avere la conferma del campo, ma perché i rinnovi dei contratti di Insigne e Mertens sono stati definiti in tempi brevi e sono il segnale della voglia di mantenere questo gruppo che è forte anche perché armonico, oltre ad avere indubbie qualità tecniche, tattiche e fisiche come si è visto nel palpitante finale di stagione. Vi sono incertezze sui piani di mercato della Roma perché Spalletti potrebbe volere all’Inter pezzi pregiati giallorossi come Nainggolan e bisognerà verificare le capacità di spese del club e l’adattamento del nuovo tecnico.
Le idee del Napoli, invece, sembrano chiare. La società è da tempo alla ricerca del portiere che sostituirà Reina, il cui contratto (scadenza 2018) non verrà rinnovato perché si avvia verso i 35 anni e perché ci sono stati più errori in questa stagione. Arriveranno due esterni, uno offensivo e uno difensivo, e – a proposito di risorse interne – potrà essere riproposto Milik, la cui stagione a causa del grave infortunio è stata troppo breve. Il popolo napoletano si è spesso interrogato sulla voglia di De Laurentiis di compiere il grande salto verso lo scudetto. Ma perché dovrebbe negare a se stesso e alla città capitale del calcio questa aspirazione? Per risparmiare sugli acquisti e sui premi per il primo posto, come le fazioni anti-patron sostengono? Sembrano eresie. Il Napoli è un club forte sotto l’aspetto economico e potrebbe da tempo permettersi l’operazione-scudetto se dipendesse soltanto dai soldi e non dalla forzadella Juve, l’unica squadra europea ad aver vinto sei campionati consecutivi negli ultimi anni. Bisogna attrezzarsi per essere ulteriormente competitivi e vincere allo Juventus Stadium, fortino praticamente inespugnabile: sarà quello il segnale che spaventerà i bianconeri e farà ad essi pensare che forse il loro tempo è finito. Ma è chiaro che serve anche altro. C’è stato un patto nello spogliatoio per lo scudetto e questo ha spinto Insigne e Mertens a rinnovare l’impegno, perché Sarri è assoluta garanzia. Ne serve un altro, tra De Laurentiis e l’allenatore, ma anche tra il presidente e la squadra affinché questa macchina da guerra – come l’ha definita due giorni fa il produttore – riesca a scavalcare la Juve e a piazzarsi più in alto di tutte tra un anno, come non accade da oltre un quarto di secolo.
La lunga stagione del calcio italiano, che ha vissuto il commosso congedo di Totti e la lieta e meritata conclusione della favola del Crotone salvatosi all’ultima giornata (onore al Palermo che, pur retrocesso, ha fatto il suo dovere contro l’Empoli), si concluderà sabato con la finale di Champions e il tentativo della Juve di realizzare il triplete affrontando il Real Madrid che ha ritrovato la piena condizione in queste ultime settimane. Si annuncia a Cardiff unapartita di fascino ed equilibrio. Tra poco meno di tre mesi ripartirà il campionato e subito dopo, il 2 settembre, si deciderà il destino mondiale della Nazionale, che sfiderà la Spagna a Madrid con l’obiettivo di assicurarsi il posto in Russia. Napoli in prima fila, poi la Roma, per l’assalto alla Juve, difficile che entrambe le milanesi riescano a riproporsi sulla ribalta. L’Inter, dopo questa stagione da cancellare, ha individuato in Spalletti l’uomo del rilancio ma, al di là del tecnico e dei probabili acquisti di prestigio, è quella patina di superficialità che va sollevata dalla pelle dei nerazzurri. Il Milan deve agire seguendo rigidi piani finanziari e il caso di Donnarumma rischia di turbare ulteriormente questo club dall’incerto presente. Tutto lascia già pensare che il 2018 possa essere l’anno azzurro. Fonte: Il Mattino