Lorenzo Insigne e Fabio Quagliarella, spifferi di destino che hanno orientato le rispettive carriere, particolari che hanno fatto la differenza: la storia di due scugnizzi che potevano diventare compagni di mille emozioni ed invece hanno scoperto il valore dell’amicizia oltre la professione. Si sono sfiorati appena nella stagione 2009-2010. Quagliarella ricorderà l’adrenalina dei primi contatti, l’ansia all’esordio, l’emozione del primo gol, la rabbia per l’addio; Insigne, esordì a Livorno, era il 24 gennaio, subentrando a Denis, pochi minuti di una partita ormai vinta (0-2) e della quale Quagliarella fu assente giustificato causa squalifica. Da avversari, due notti saranno difficili da dimenticare: il 5 ottobre 2014, era Napoli contro Torino, l’attaccante granata segnò un gran gol al volo. Insigne pareggiò (di testa) e poi scoppiò a piangere. E poi il 6 gennaio 2016: Insigne tracciò un pallonetto che è ancora da applausi, Quagliarella pareggiò su rigore e poi si “scusò” coi suoi vecchi tifosi. Sono fedeli rappresentanti dell’arte del gol e domenica alle ore 18, proveranno ad incrementare i rispettivi numeri. Insigne è a quota 19 reti stagionali (17 in campionato) e Quagliarella ad 11: uno è il classico “dieci” che indossa il 24 e difende come un terzino, l’altro è un centravanti atipico che sa muoversi per la squadra pur rincorrendo il gol con l’astuzia dei “nove”. C’è un concetto che li lega, quello di bandiera. Insigne s’avvia verso quel destino,Quagliarella glielo augura. Del Napoli attuale, mai sazio di record ed elogi, Lorenzo e Fabio potevano essere bandiere fiere ed orgogliose, figli di questa terra dalla quale entrambi, in tempi diversi, hanno ricevuto critiche, poi applausi, infine riconoscenza. Si accontenteranno di essere (ancora) rivali, ma solo per novanta minuti.