Il Bollini-bis è già cominciato. A meno di clamorose virate, la rotta tecnica della Salernitana sembra ormai tracciata. Per l’ufficialità ci vorrà l’incontro con Lotito e Mezzaroma, inevitabilmente rinviato a dopo l’assemblea di Lega. «Proporrò alla proprietà la riconferma di Bollini», ha detto il direttore generale Fabiani. Insomma, l’allenatore è lui. «Mi fa piacere – esordisce Bollini – che il direttore abbia fatto
un’affermazione del genere. Abbiamo lavorato in armonia sul piano tecnico e umano. Ed abbiamo ottenuto un risultato importante, anche se alcuni successi non ce li siamo goduti appieno perché volevamo continuare a vincere. Poi alla fine è mancato qualcosa, però la squadra ha dato tanto, come ha dimostrato il successo nel derby. Per quanto mi riguarda, non sono mai andato alla ricerca delle riconferme. Nei prossimi giorni parleremo molto serenamente. Sono uno che lavora tanto nel quotidiano e Salerno merita tanto lavoro».
La Salernitana aveva programmato di puntare alla serie A in un triennio. Ed il prossimo sarà il terzo anno. In caso di conferma, ripartirebbe dall’ossatura di questo gruppo?
«Credo che il lavoro di base fatto quest’anno non debba essere smantellato. Ma i se non mi piacciono. Bisogna avere confronti leali, schietti e molto chiari per quanto riguarda la progettualità e gli obiettivi».
Cosa consiglierebbe a Coda: puntare alla A con la Salernitana o accettare già ora qualche proposta dalla massima serie?
«Ai giovani della Primavera ho sempre detto che è meglio giocare in una categoria inferiore per vincere che in una superiore per soffrire».
Confermando Bollini, per la prima volta la Salernitana di Lotito e Mezzaroma avvierebbe per tempo la nuova stagione. E sarebbe un piccolo vantaggio in questo calcio last minute.
«E’ vero, i tempi ci sono, bisogna utilizzarli bene ed avere idee molto chiare sul disegno tecnico. Ma sono determinanti anche l’aspetto organizzativo, le risorse umane e l’impiantistica. Si tratta di aspetti fondamentali per puntare in alto nel campionato più difficile in Italia per numero di squadre, lunghezza e logorio. Bisogna avere una rosa molto competitiva, numericamente e per qualità».
Nel gruppo lei è riuscito ad essere un primus inter pares. E’ questa la sua forza?
«Il dialogo è un segnale di intelligenza e maturità. E’ troppo facile avere dalla tua parte quelli che giocano, bisogna parlare con chi gioca meno, trasmettendo valori e regole. Ho cercato di fare squadra, ora bisogna ripartire da questa base».Corriere dello Sport