Maurizio Sarri è tipo che sa gestire le proprie emozioni. Non le dà a vedere. Eppure quando il San Paolo si è alzato in piedi per tributargli la giusta e sacrosanta standing ovation, qualcosa deve aver sentito. Perché ha abbassato la testa, applaudendo, e guadagnato in fretta la scaletta dello spogliatoio. «È stata una bella serata e il solito grande Napoli»: l’allenatore incassa i complimenti che gli arrivano da ogni angolo del San Paolo. Finanche da Sousa, generosissimo nel celebrarlo: Maurizio ascolta in silenzio, una pacca sulla spalla, poi l’abbraccio con il collega prima di entrare in sala conferenza. Dove ovviamente non manca la domanda sulla scenetta vissuta al momento della sostituzione di Mertens. Fosse dipeso dal belga, due gol ieri sera e appena una lunghezza dietro il capocannoniere Dzeko, non sarebbe mai uscito.
Perché sostituire Dries?
«Prima della partita mi avevano detto che Dzeko era a 27 reti, non sono stato aggiornato altrimenti l’avrei lasciato giocare senza richiamarlo in panchina. Resta comunque il fatto che non posso anteporre l’obiettivo personale a quello del gruppo, che è sempre prioritario. Dries ha disputato una stagione straordinaria, se domenica avrà la possibilità di arrivare in vetta alla classifica dei bomber, gli daremo tutti una mano molto volentieri».
Il Napoli ha fatto incetta di record ma non porta a casa alcun trofeo. Rimpianti per aver giocato il calcio migliore ma per essere rimasti a mani vuote?
«Nessuno. In questo momento la parola d’ordine è orgogliosi. Lo siamo noi per aver condotto fin qui una stagione che reputo fantastica, lo deve essere la gente che per l’ennesima volta ha dimostrato di gradire il gioco e cementato ancor di più il suo legame con questo gruppo. Voglio soltanto ricordare che con 83 punti negli anni passati si vincevano gli scudetti».
Dove è stato perso il tricolore o anche il secondo posto?
«Abbiamo fatto sempre quello che dovevamo fare. Mi riesce difficile individuare qualche errore decisivo in una stagione nella quale abbiamo dovuto far fronte a vicissitudini notevoli».
Però è anche lecito a questo punto aspettarsi lo scudetto tra un anno. È quello che vi chiede il popolo del San Paolo.
«Dobbiamo pensare a noi stessi, a migliorarci, a guardare avanti. Lo scudetto resta un sogno di questo gruppo e della sua gente, e tale deve restare. Nessuno deve entrarci dentro. Ritengo che di più non si poteva fare, ci siamo migliorati rispetto alla passata stagione nonostante nelle previsioni di inizio stagione fossimo considerati come la quarta o la quinta forza».
Le settimane di sbandamento successive all’infortunio di Milik hanno fatto perdere i punti decisivi?
«Non lo so, probabile, è stato un momento difficile dal quale però siamo venuti fuori alla grande. C’era la Champions, che in termini di dispendio fisico e mentale non è l’Europa League, si è vinto comunque il girone. Siamo usciti per mano della finalista e mi chiedete dove siamo venuti meno? So soltanto che proveremo a migliorarci ancora».
Record di punti senza Higuain, questo è stato il vero capolavoro?
«A livello di rosa abbiamo fatto qualcosa in più. Possiamo cambiare due centrocampisti su tre senza alterare la fisionomia di gioco. Anche i ragazzi sono cresciuti a livello di convinzione e di mentalità, c’era il rischio di crollare a livello motivazionale dopo aver conosciuto il risultato della Roma. Sotto questo punto di vista, ho visto passi in avanti notevolissimi».
Il clima di empatia è di livello assoluto, ormai.
«Al napoletano piace questa squadra e a noi piace la nostra gente. La gente merita di vincere, ne avrebbe bisogno».
L’ovazione finale?
«Il pubblico trasmette forza, responsabilità. Mi ha fatto piacere enormemente. Però mi ero emozionato già durante il riscaldamento, vedere cinquantamila persone che vengono a far festa è una sensazione che colpisce e che ti resta dentro».
Primi nel girone di ritorno ma probabilmente terzi a fine corsa. C’è la sensazione di aver raggiunto la Juventus o di essere ancora lontani?
«Spero che ci siano ancora margini di crescita, ci proveremo. E continueremo a sudare la maglia».
Se potesse intervenire direttamente, cosa cambierebbe in questo Napoli?
«Di sicuro la persona che dovrà rappresentarci ai sorteggi. Lasciamo le Coppe per mano delle due finaliste di Champions. Una sfortuna del genere non mi era mai capitata prima».
Fonte: Il Mattino