De Laurentiis prim’ancora che arrivasse l’accordo con Mertens. «Siamo passati da quaranta-quarantacinque milioni del 2012, con Mazzari, ai circa cento milioni di adesso, con un monte-ingaggi che è cresciuto del 150%».
TALENTI PREMIATI. E’ successo così rapidamente, quasi da non accorgersene, ma è capitato anche consapevolmente, perché dopo essersi rinforzato, aver affrontato le insidie del mercato, averle superate (soprattutto dopo l’addio di Higuain), il ponte per lanciarsi nel futuro, restare competitivi con la Juventus, con la Roma, presumibilmente con il potere delle milanesi con gli occhi a mandorla, il Napoli ha deciso di blindare i suoi protagonisti, le sue stelle, gli uomini che dovranno illuminare il suo cammino: sette rinnovi negli ultimi nove mesi, con contratti in certi casi ritoccati, in altri raddoppiati, talvolta persino triplicati, la rappresentazione mica scenica ma pratica di un disegno che racchiude l’intenzione di essere ancora una realtà mica solo italiana, ma europea.
UN LUSTRO.C’è stato un tempo in cui è apparso indispensabile, anzi inevitabile rinforzarsi, costruire una struttura tecnicamente all’avanguardia: ed è stato un crescendo, ch’è cominciato con gli Hamsik ed i Lavezzi e si è evoluta sino ai Cavani, agli Higuain, prototipi di fuoriclasse che segnano il passaggio da un’epoca all’altra. Ma ora che il Napoli di Sarri ha garantito certezze, assicurando risultati e spettacolo, mostrando di avere in sé l’autorevolezza di interpreti d’assoluto spessore, De Laurentiis ha inteso garantire ulteriori sicurezze ed evitare lo spargimento di fuoriclasse in giro per l’Europa (o per il Mondo): c’è un percorso ideologico in qualsiasi decisione ed i rinnovi in sequenza – da agosto ad oggi – di uomini differenti tra di loro (per età, per ruolo, chiaramente per caratteristiche) intendono innanzitutto assicurare al club l’armonia (pure tecnica) d’un gruppo da proteggere in quest’orizzonte tracciato dalle ultime due stagioni.
I COSTI. L’ultimo Napoli di Mazzarri ha avuto in Cavani il giocatore più costoso (cinque milioni di euro il suo ultimo ingaggio) ed un monte ingaggi che si aggirava poco sotto i cinquanta milioni di euro; questo di Sarri, emanazione diretta della svolta impressa da Benitez con l’internazionalizzione, poi rinfrescato dagli arrivi di Zielinski, Milik, Diawara e Rog, sfiora i cento e dovrebbe superarli, in virtù degli ultimi rinnovi, che hanno inciso, eccome. L’aritmetica non è un’opinione e Albiol, Callejon, Hamsik, Hysaj, Insigne, Koulibaly e Mertens rappresentavano un «sacrificio» di 12,5 al netto (dunque, per il lordo, è meccanico raddoppiare) mentre adesso lo sforzo ha portato gli ingaggi di questi «capisaldi» del Napoli a 22 milioni e «spiccioli» (e dunque quarantacinque circa, tributi vari inclusi).
CASH. Il Napoli che sogna (segretamente ma non troppo) d’avvicinarsi ulteriormente alla Juventus, sa ch’è complicato e forse impossibile riuscire a farlo dal punto di vista finanziario, essendo il budget della Vecchia Signora fuori da ogni portata: e allora, la contromossa, è l’autofinanziamento tecnico, cioé la capacità di restare se stesso attraverso la conferma dei gioielli cresciuti in casa o scovati e conservati gelosamente.
Fonte: CdS