Gli spagnoli – azzurri: “Vai Napoli ora vinciamo”

Il bello della diretta è nel clima (assai) scherzoso, nel rischio che all’improvviso capiti qualcuno – a sorpresa – e ti faccia uno scherzetto, nel tono amichevole, verrebbe da dire familiare, che si stabilisce con la gente, nella sincerità che avverti, nelle curiosità che sgorgano: è il calcio del Terzo Millennio è assai social, abbatte gli steccati, avvicina al pubblico, rende «uomini» i calciatori, ai quali piace eccome sentirsi liberi della normalità. «Io qua sono felice». Il bello della diretta, stavolta, è che si va oltre, perché è doppia, e casa-Napoli si apre ai totem d’una squadra che intorno ad Albiol e a Callejon (e ad Hamsik, Insigne, Mertens e Reina) è cresciuto in questo quadriennio scandito da un desiderio collettivo: «Vincere lo scudetto: farlo qui, equivarrebbe alla conquista d’un titolo mondiale». Ops: sembrerà un’esagerazione, se non l’avesse detto Raul Albiol, il signore della difesa che nella propria bacheca qualcosa ha messo assieme (un mondiale e due Europei, tra le altre cose) e che quando si ritrova su facebook, in questo appuntamento che ormai sembra voglia spezzare la settimana del Napoli in due certo stabilire un contatto tra squadra e pubblico, non ha paura di rischiare: «Questa città ha bisogno di vincere e spero di essere uno dei protagonisti, per vivere questo momento». E’ tutta lì la vicenda, dal punto di vista emozionale: perché gira e rigira, ci sono generazioni alle quali è stato raccontato quel che accadde negli anni ‘80 e ‘90, quando il Napoli riuscì per due volte ad arrivare al titolo, che stavolta la «diabolica» coppia Callejon ed Albiol sente vicino. «Perché qui si assaporano sensazioni magiche». Revival d’un quadriennio in cui ci sono frammenti indimenticabili: è stato bello, anzi bellissimo, per Callejon (ma anche per Albiol) accorgersi di dove arrivi la «sana follia» di una città persa per la propria squadra. «Ripenso alla finale di coppa Italia a Roma, a quella di Supercoppa a Dubai ma anche alla atmosfera della gara con il Real Madrid. Qui il calcio è come una religione».

Fonte: CdS

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