Francesco Marolada sul Corriere delo Sport
“Ma come si fa! Don Aurelio lo blandisce, l’accarezza, lo coccola, gli augura di diventare il “sir” Maurizio di Bagnoli, il Ferguson di Castelvolturno e di Pineta Mare e lui che fa? Lui, il signor Sarri – simpatica persona – bussa subito a denari manco si trattasse di una mano di Tressette. Per giunta giocata pure male perché avrebbe dovuto capire che per lui De Laurentiis a quel “palo” non ne ha. E’ piombo. Come direbbero quelli che vanno forte a carte: un’uscita sbagliata e nessuna conoscenza degli insegnamenti di padre Chitarrella – un prete o un monaco domenicano, non lo sapremo mai – che con il suo trattato già a metà del Settecento a chi non sapeva che cosa giocare suggeriva di giocare coppe. E infatti, più o meno questa è stata la replica immediata del patron: coppe, mi porti coppe (e titoli) e vedremo, gli ha risposto sfruttando l’assist manco fosse Dries, Lorenzinho o Josè Maria. Cosicché l’innamoramento che era riscoppiato più o meno all’improvviso s’è di nuovo raffreddato. Anche perché nel calcio i soldi sono sentimenti e, si sa, con i sentimenti non si scherza. Cose che succedono? E’ vero, cose che possono accadere, infortuni, uscite a farfalle che possono capitare anche ai migliori, ma quello che non si capisce è perché il Napoli nei momenti importanti e persino decisivi debba colpirsi forte – e da solo – nelle parti più sensibili e più care. Manco ci provasse gusto a farsi del male, a complicarsi la vita ed i rapporti. Come non avesse ancora imparato che anche nel calcio c’è un tempo per tutto: per aprire bocca, per tenerla chiusa, per esaltare e non deprimere una stagione in cui il Napoli ha fatto molto – compresi gli ultimi cinque gol al Toro – ma non abbastanza per essere felice sino in fondo. Ecco, il giorno in cui il Napoli riuscirà a sposare il bel gioco con le coppe, i gol con lo scudetto e gli innamoramenti anche coi silenzi, beh, quello sarà il giorno in cui si potrà dire che si saranno arricchiti tutti quanti e non solo alcuni. Certo, tutti “teniamo famiglia”, come icasticamente diceva Longanesi, il quale provocatoriamente propose pure di metterlo per iscritto al centro del Tricolore, ma forse non tutti hanno capito che la famiglia azzurra è assai allargata e comprende milioni di tifosi che il terzo scudetto – perché è di questo che si parla – lo aspettano più o meno da trent’anni. E adesso è solo a quest’arricchimento popolare e nobile, sportivo ed erede d’una storia antica, che la mente deve andare. E può e deve andarci perché il Napoli è ormai pronto per il “gran successo” se è vero come è vero che in campo ha gioco e numeri che fanno invidia a tutti quanti, se è vero come è vero che ha ritmi e ricami da grande team d’Europa, se è vero come è vero che anche come club è in crescita costante”.