La Champions è un piacere da potersi gustare, nei modi e nei tempi che imporrà questo finale di campionato, e la manita del Napoli al Torino finisce per essere assorbita, anzi soffocata, da tutto ciò che riguarda Sarri e De Laurentiis, ridotto a materiale sui cui divagare da un allenatore che nel trambusto del dopo-partita, sovrapponendo le varie interviste, ha soli il desiderio netto di chiuderla a modo suo, con il sorriso. «Il rapporto tra me e De Laurentiis è buono, nonostante qualche litigata pubblica. E comunque, se non è contento, io lo libero subito; e se lo è, e vuole rivedere il nostro ultimo accordo, io sono pronto, ci vediamo e caso mai litigheremo in quel momento. Ma lui, in quel contesto che gli è stato riportato in maniera inesatta, non c’entrava nulla». Ma c’è un momento per godersi ciò ch’è stato quel Torino-Napoli, altri cinque gol segnati in trasferta, l’ulteriore prova di forza di una squadra che ha deciso di battere qualsiasi tipo di record, che se la spassa in casa e (molto, anche) fuori, che segna a ritmo devastante (per gli altri), che lascia gli ultimi centottanta minuti la decisione di programmare la propria estate: «E’ stata una gara difficile fino al 2-0, poi credo che le motivazioni abbiano contribuito a fare la differenza. Alleno un gruppo che ha qualità e si vede. E che si diverte un mondo, che trasmette felicità, direi la gioia del calcio. A volte c’è un sottile confine tra lo spettacolo e la leziosità, ma questo appartiene alla nostra natura, quella che ci aiuta a vincere certe partite». Quella che serve per sprigionare aria pura intorno a sé.
Fonte: CdS