Nessuna buccia di banana, stavolta. Finalmente Sarri ha fatto un passo opportuno e sicuro, come quello di un saggio sherpa himalayano. A Torino non solo si è riconfermato sulla panchina del Napoli ma il tecnico ha passato la palla, con un tocco di ricamo tipo Hamsik o Callejon, al suo presidente: sta a lui, ora, decidere come andare avanti. Le opzioni sul tavolo sono due: chiamare Sarri e proporgli un nuovo contratto oppure lasciare tutto com’è e attendere che tra dodici mesi, il tecnico di Figline trovi qualcuno disposto a pagare una clausola da 8 milioni per ingaggiarlo. In quel caso, se dovesse trovare la squadra pronta a liberarlo, come il Real fece con l’Inter per Mourinho, Sarri potrebbe andare via. E probabilmene, lo farà. Fino ad allora, Sarri resterà al Napoli. Ovvio, che qualcosa è scattato in Sarri in questi ultimi mesi: c’è una piccola tentazione, sì, perché un uomo mica è di ferro. E allora, forse, oltre che di ingaggio, se dovesse De Laurentiis chiamarlo alla Filmauro, parlebbe di diritti di immagine e dei tanti che si sono avvicinati al suo entourage per offrirgli dei contratti di sponsorizzazione. Il presidente è stato chiaro e ha spiazzato Sarri mettendolo spalle al muro: «È venuto da me dodici mesi fa e abbiamo discusso di tutto su sua richiesta. E l’ho accontentato». Tradotto, ora basta. Non è che ogni fine anno bisogna rivedere i contratti. Ne esiste uno, lungo, anzi lunghissimo che lui stesso ha sottoscritto. Punto e basta.
Ma Sarri ha il problema della carta di identità: sa che certi treni passano una sola volta e sa che non è che ha davanti a sé chissà quante stagioni ad altissimo livello. È uomo di cuore e di impulso e il suo desiderio, anche se dice il contrario, è che sia il Napoli a ritoccargli quell’ingaggio. Perché è con questo gruppo che sogna di vincere lo scudetto. Ed è in questa città che sente sua che vuole alzare un trofeo europeo importante. Ed è convinto di poterci riuscire già la prossima stagione. Ed è per questo che non andrà via adesso.
D’altronde, il contratto parla chiaro e lo blinda dinnanzi alle sue responsabilità. E De Laurentiis sa come farsi rispettare, su questo punto. Anche Benitez alla fine della prima stagione azzurra, per vari motivi, voleva andare via. Aveva dimenticato dell’opzione concessa a De Laurentiis a Londra nel maggio precedente e che il patron azzurro decise di far scattare anche per il secondo anno. Provocando la reazione risentita, per l’intero campionato, di Rafone.
E allora? Di sicuro, intorno a Sarri qualcosa si è rotto. Tant’è che il profilo Twitter del suo agente, Alessandro Pellegrini, è stato sommerso di ironici commenti. «Chissà se arriverà a fine mese con quello che guadagna, povero Maurizio…». E un altro: «Se non ce la fa, risparmiasse sulla sigarette». Il tenore assunto dai messaggi ha spinto Pellegrini a chiudere il profilo. Ha spiegato: «Gli attacchi alla persona di Maurizio da parte di pseudo tifosi non sono conciliabili con le regole della civile convivenza». Fino all’annuncio, sul filo del sarcasmo. «Chiudo il profilo, tanto con il nuovo contratto Sarri potrà permettersi pure un addetto stampa…».