Il Mattino – Per Agnelli il tour de force non è solo calcistico: antimafia e procura

Non solo quello calcistico. Da oggi Agnelli inizierà un tour de force tra aule penali (non è indagato), in commissione antimafia e procura sportiva (indagato). Al centro di tutto, il pasticciaccio brutto dei presunti rapporti tra la Juve e i suoi ultrà, compresi quelli in odore di ndrangheta. Questa parte del processo riguarda il presunto tentativo di Rocco Dominello, che secondo l’accusa è affiliato alla ndrangheta, di entrare nel business del bagarinaggio dei biglietti della Juventus. Agnelli dinanzi al procuratore Pecoraro, ascoltato a febbraio, ha negato di aver mai incontrato personalmente Rocco Dominello. Davanti al procuratore federale, Giuseppe Pecoraro, Agnelli aveva detto: «La richiesta di acquisto di tagliandi da parte degli ultras, pur normalmente espressa, è spesso caratterizzata da una silente pressione dovuta alla capacità ampiamente dimostrata in passato di porre in essere comportamenti violenti. Gli ultras possono sicuramente condizionare l’evento gara». Questo ripeterà Agnelli quest’oggi. Aggiungendo però che «c’è consapevolezza del rapporto con Dominello, ma non c’è consapevolezza di rapporti con la ndrangheta». Il 26, invece, via al processo sportivo in cui Agnelli è stato deferito e dovrà rispondere all’accusa del procuratore federale di aver violato «i principi di lealtà, correttezza e probità», e, «con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ultras. L’accusa di aver favorito economicamente i gruppi ultrà.
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