Un goal finale sa di agro dolce e rivela ancora i limiti di un Napoli la cui bellezza incanta addetti ai lavori avversari compresi. La squadra azzurra vista al San Paolo recita il solito copione, quello del possesso palla che “esasperato” ai massimi livelli genera caos negli avversari che trovano la porta raramente. La squadra di Sarri gioca un calcio che la cui filosofia inneggia all’alchimia tattica difendersi lontano dalla propria porta. Lontano da essa esiste il Napoli che gioca nella metà campo avversaria. Esiste il Napoli che fa la pressione e la marcatura preventiva. Esiste una squadra che sa uscire dal primo pressing cagliaritano e decide se allargare il gioco o verticalizzare. Una squadra che concepisce non solo la difesa ma tutta la fase difensiva non all’italiana come la maggioranza, ma all’olandese come chi sa illuminare uscendo fuori da ogni coro. Sarri docet. Borriello fa fatica in un contesto che lo vede perdente ancora prima di toccare palla perché non la vede e quando succede la vede male, spalle alla porta e lontano da Reina che si gode un pomeriggio tranquillo. E’ una concezione difensiva coraggiosa, spettacolare e nello stesso tempo rischiosa. E’ una concezione difensiva che chiede ai suoi quattro uomini, Albiol, Hisaj, Chirichies e Ghoulam una concentrazione che deve crescere vicino Reina. La Roma scavalcata. I quattro difensori sempre protetti da una metà campo difensivamente perfetta spettacolarizzano un Napoli armonico per movimenti e giro palla.
a cura di Alessandro Tullio