Hamsik. Che tenta, insiste, prova soprattutto. Un po’ anche medico di se stesso. Lui solo può capire. Sapere com’è che sta il polpaccio. Uno scatto allora, una sterzata brusca, una sollecitazione ancora e la diagnosi secca, l’unica che conta. La sua. Gioca o no? Deciderà lui, insomma. Ed è sempre una sofferenza quando succede: e il fisico non c’entra. L’ultima volta in campionato s’è fermato il 4 aprile 2015, all’Olimpico contro la Roma. E ora che il rischio è tornato è tutta un’inquietudine. Di Hamsik, certo. Ma di Sarri anche più. Troppe ragioni per giocare: il secondo posto da acciuffare, il record di gol e anche quello di presenze. Ma pure quel polpaccio che è affaticato. Stanco. Perché lo stress non è soltanto della testa. Benché se ne gesticano minuti e fatiche. Hamsik l’ansia che avvolge la vigilia. La certezza che si fa incertezza. Il nodo intricato da sciogliere. Il primo pensiero di Sarri dopo il caffè e una sigaretta (una?). Il timore di chiunque (anche degli avversari eh) andandone a rileggere le statistiche stagionali rifà i conti e le considerazioni: 14 reti e 12 assist tra serie A e Coppe; mai tanti da quand’è a Napoli.
Fonte: CdS