Caso Muntari – Se si è in seimila è un conto, in dieci non conta

I numeri fanno la differenza. Se si è in seimila è un conto, se si è in dieci, non conta. La triste domenica di serie A si chiude con un verdetto che farà discutere. Il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea «chiude» per un turno la curva dell’Inter e della Lazio per gli ululati razzisti indirizzati a Koulibaly e Rudiger, ma risparmia i tifosi del Cagliari “perchè pochi” e squalifica Muntari. Il secondo cartellino, comminato per aver abbandonato il campo senza autorizzazione dell’arbitro, diventa però ininfluente. Muntari si era guadagnato lo stop al primo «giallo», con la richiesta di sospendere il match urlata all’arbitro Minelli, all’esordio in A, che però nel referto scriverà di non aver sentito i cori riportati dal calciatore. «In curva la cosa è continuata con un altro gruppo di tifosi: stavo ragionando con loro, ma l’arbitro mi ha detto che dovevo lasciare perdere. Lì mi sono incazzato. Perché invece di fermare la partita se l’è presa con me?». Il motivo della mancata censura ai tifosi del Cagliari è evidente nella sentenza del giudice sportivo. Dove, nero su bianco, Mastrandrea definisce la percentuale dei tifosi razzisti: a Cagliari l’1 per cento, a Milano e a Roma l’80 per cento, quindi non sussiste la cosiddetta «dimensione minima», alla base della punibilità. A Milano invece l’arbitro Rocchi al 20′ della ripresa «disponeva regolare annuncio dall’altoparlante dello stadio». Sul franco-senegalese del Napoli un uragano di ululati: «L’80 per cento dei circa settemila spettatori – scrive Mastrandrea – indirizzava a Koulibaly cori espressivi di discriminazione razziale». Puniti anche i tifosi della Lazio, per i cori indirizzati al romanista Rudiger al 41′ del primo tempo e al 47′ della ripresa, e sempre da parte dell’80 per cento dei circa settemila della curva Nord. (Il Mattino)
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