La musica che arriva dalla Scala è quella della Marcia Trionfale. A suonarla e a dirigerla è lo spagnolo che Sarri ha eletto come suo alter ego in campo: il tecnico va in panchina e l’altro Maurizio, José Callejon macina chilometri sulla fascia e sull’erba. «Abbiamo battuto l’Inter perché siamo una squadra forte. E qui abbiamo giocato con la fame giusta, senza mai fare una distrazione». Il Napoli spiega all’Inter come si fa a costruire una grande squadra: si prende un bravo allenatore che abbia idee straordinarie, gli si lascia il tempo per coltivare il suo calcio di qualità e gli si mettono a disposizione un bel po’ di uomini giusti. E tra questi uomini giusti, si prende quello più giusto degli altri, non si rinuncia mai a lui (se non per squalifica). Il suo ideologo è infatti José Callejon, idolo di ogni allenatore che ha avuto (da Mourinho a Benitez) e ora anche di Sarri. «La sconfitta della Roma ci ha dato uno stimolo in più, ma noi abbiamo in testa solo un obiettivo: vincere tutte le gare da qui alla fine della stagione».
Un carnefice, per l’Inter: è alla sua quarta rete contro i nerazzurri che, con Verona e Ajax, sono le sue vittime predilette. È il gol numero 14 della stagione, la numero 11 in campionato. «Stiamo a un punto dalla Roma, i giochi sono aperti. Il pari con il Sassuolo è stata una parentesi, nessuno ci ha dato un peso eccessivo. Avevamo davanti una squadra piena di campioni e che avevano più di un motivo per fare una grande partita. Ma siamo riusciti a neutralizzarli, scendendo in campo con la testa giusta e senza mai avere cali di concentrazione. Questo non è mai stato un campo facile per nessuno. E non è mai semplice conquistare i tre punti qui». D’altronde, gli azzurri non sbancavano il Meazza dal primo ottobre del 2011. E anche allora l’arbitro era Rocchi, solo che allora l’arbitro fiorentino mandò su tutte le furie Moratti e soci mentre ieri nessuno può dire nulla sul colpaccio del Napoli. «È stata una buona prova, di carattere. Noi dobbiamo continuare così fino alla fine, perché il nostro obiettivo è conquistare il secondo posto. Il calendario ci aiuta? Io so solo che sabato giochiamo con il Cagliari e non so neppure con chi gioca la Roma domenica», dice Callejon secondo ben precisi ordini di scuderia.
È un entusiasmo quasi coinvolgente. Sia pure misurato. Ma la festa è rovinata dai cori beceri contro Koulibaly. «Certo che li ho sentiti, li abbiamo sentiti tutti. Sono cose amare, cose che succedono anche se non dovrebbero mai capitare. Per fortuna sono pochi quelli che fanno questa roba qui», dice lo spagnolo. Una giornata amara, sotto il profilo del razzismo: anche per il caso di Muntari a Cagliari.
«Questo gruppo è unito e sa quello che vuole dal primo giorno di questa stagione», ripete l’allenatore in campo, quello che ha saltato solo la gara col Genoa e solo perché squalificato e solo in Coppa Italia, nel primo turno con lo Spezia, non è partito titolare. «Ora vogliamo che Mertens resti, è un campione. Lui è felice con noi ed è giusto che rimanga». In realtà, l’unico a cui deve rivolgersi Callejon è proprio Mertens: il rinnovo è nelle sue mani. La società attende soltanto la sua firma e il suo sì.Fonte: Il Mattino