«Il Napoli e la Nazionale non possono fare a meno di Insigne». Secco e diretto il messaggio di Franco Causio, fantasista campione del mondo in Spagna in quel mitico Mundial del 1982.
È l’anno della consacrazione di Lorenzinho? «È un mio pallino da sempre, lo seguo attentamente dai tempi del Pescara e sono felicissimo di quello che sta facendo in questa stagione».
Il ct Ventura lo ha paragonato proprio al Causio versione Nazionale, la crescita è evidente e sotto gli occhi di tutti.«Deve conservare fiducia in se stesso e concentrarsi esclusivamente sul lavoro. Credo che questo ragazzo sia sufficientemente maturo per migliorare ancora e diventare un perno dell’Italia. Del Napoli lo è già. Per quasi tutto il campionato è stato strepitoso, in doppia cifra con gol e assist. La sua annata è esaltante, personalmente non lo lascerei mai a casa».
Quanto c’è dell’allenatore?
«Tantissimo. Bisogna riconoscergli meriti enormi: è riuscito dove altri avevano fallito. E non soltanto con Lorenzo. Nella crescita del calciatore, Sarri sta influendo parecchio».
Soprattutto per averlo utilizzato nella posizione a lui più congeniale.
«Esatto. Questo è un altro pregio dell’allenatore. Quando si accorse che da trequartista non rendeva, cambiò l’assetto tattico. Nel 4-3-3 Insigne è rifiorito, l’ho rivisto come ai tempi del Pescara quando dalla panchina lo guidava Zeman».
Cosa gli ha fatto cambiare marcia quest’anno?
«Adesso ha fiducia. Lo vedo finalmente muoversi con quella personalità che invece gli faceva difetto».
Una vita in bianconero, Causio dalla Juventus passò all’Udinese, l’avversario di questa sera degli azzurri al San Paolo.
«Sarà tosta per loro contro questo Napoli, squadra in perfetta salute».
Che però, pur giocando benissimo, concluderà la stagione senza portare a casa nemmeno un trofeo.
«Solita storia. Nessuno può mettere in dubbio il fatto che gli azzurri siano i più spettacolari. È loro il calcio migliore, in pratica è come se si trovassero a memoria. Se il campionato non è finito, bisogna fare un plauso a Napoli e Roma che non hanno mai mollato e credono ancora nei propri obiettivi. Resta comunque il fatto che la Juventus ci crede più di tutti».
Per questa ragione è sempre davanti a tutti?
«Per tutto il mondo bianconero l’unica cosa che conta è vincere, ce l’hanno stampato addirittura dentro gli spogliatoi… Se indossi quella maglia, è così».
Il Napoli ha una filosofia diversa.
«Non è che non voglia vincere, ha però intrapreso un percorso differente non potendo disporre delle stesse potenzialità. Sarri ha le sue idee, le porta avanti con convinzione e fa bene. L’esempio tipico è la rivoluzione tattica apportata dopo l’infortunio di Milik: s’è inventato la soluzione di Mertens falso centravanti e il nuovo tridente s’è integrato alla grande».
Sarri sostiene che non gli manca niente per vincere.
«Io dico un pizzico di esperienza in più, in particolare a livello internazionale. Facciamo l’esempio della Juve: contro il Barcellona ha dimostrato di essere a livello delle big europee e di poter puntare alla finale di Champions. Gli azzurri sono cresciuti tantissimo e hanno compiuto importanti passi in avanti ma l’esperienza resta un fattore determinante».
Pronostico troppo scontato questa sera?
«A Roma abbiamo ammirato un grande Napoli, all’Udinese servirà un’impresa per portare via un risultato positivo. Senza Samir sarà dura per i friulani, il difensore e Fofana sono pedine fondamentali per Delneri. È una squadra che si affida molto alla fisicità e alla giornata di grazia di Zapata».
Fonte: Il Mattino