C’è una delibera della Giunta Comunale di Napoli nella quale si chiede al Tar di imporre al Comune di Marano l’abbattimento dello stadio, di alcuni edifici scolastici e di due tratti stradali. Avete ragione sembra assurdo, eppure la richiesta, conservata al numero 133 delle deliberazioni della Giunta Comunale di Napoli è esattamente questa, corredata, ma solo in seconda battuta, dalla possibilità di risolvere la questione con sostanzioso risarcimento economico: presenti a quella riunione nove amministratori in carica su undici. Assenti solo gli assessori Panini, Clemente e Villani, tutti gli altri al loro posto, sindaco De Magistris in testa.
La vicenda l’abbiamo raccontata sul nostro giornale l’anno scorso di questi tempi. Lo stadio di Marano, qualche strada e un paio di edifici scolastici, sono stati edificati su un suolo che apparteneva al Comune di Napoli. Solo che il Comune di Napoli non s’era mai accorto di nulla.
I lavori per quello stadio sono iniziati nel 2004, l’inaugurazione ufficiale avvenne nel 2006 con una importante manifestazione di atletica. Ma l’Amministrazione partenopea, che aveva ereditato quel terreno dal disciolto ente di «Istruzione e assistenza femminile», non aveva fatto caso al fatto che per due anni c’era stato un cantiere in una sua proprietà. E nessuno ci aveva fatto caso nemmeno quando quell’impianto cominciò ad essere frequentato dal Napoli. Erano i giorni delle difficoltà e della retrocessione, la squadra alla guida di Edy Reja venne invitata ad utilizzare anche quel bell’impianto appena costruito. La rinascita degli azzurri si stava concretizzando su uno stadio che, per il Comune di Napoli non doveva esistere. Eppure a palazzo San Giacomo nessuno se accorse.
Poi dev’essere accaduto qualcosa perché nel 2009 qualcuno si risvegliò; al Comune di Marano venne inviata una richiesta di chiarimenti dopo che era stato ufficializzato l’accatastamento dello stadio. Ma la richiesta di chiarimenti non ebbe nessun seguito e la situazione rimase «dormiente» per sette anni consecutivi fino a quando la Napoli Servizi, all’inizio del 2016, decise di andare a verificare la consistenza patrimoniale.
Un paio di inviati arrivarono sul luogo e «scoprirono» che non c’era il previsto frutteto: al posto degli alberi, uno stadio, due scuole, qualche strada e, probabilmente anche un’altra struttura sportiva non ancora ufficialmente accatastata. Era l’inizio del 2016 quando la costruzione «abusiva» venne rilevata. Oggi, dopo un tentativo di composizione bonaria della vicenda, il Comune di Napoli ha deciso di passare alle vie legali. La Giunta ha dato mandato all’Avvocatura di rivolgersi al Tar per ottenere la «declaratoria dell’illegittimità dell’occupazione di suolo per la conseguente condanna del Comune di Marano alla restituzione del fondo, previa riduzione in pristino dello stato dei luoghi con eliminazione delle opere su di esso realizzate». Poi il documento prosegue chiarendo che «in caso di impossibilità e/o antieconomicità del ripristino» è possibile prevedere anche un «pagamento a favore del Comune di Napoli del valore venale del suolo e, in ogni caso, al risarcimento del danno subito a causa dell’occupazione illegittima e della conseguente irreversibile trasformazione del suolo».
Insomma, alla fine la storia può essere risolta con un po’ di soldi. Anche se la richiesta principale prevede l’abbattimento delle opere. Noi, però, continuiamo a chiederci com’è possibile che qualcuno costruisca due scuole, uno stadio e due strade su un terreno, e il proprietario non si accorga di nulla per dieci anni.
Misteri dell’Amministrazione.
Fonte: Il Mattino