Da Zeman a Sarri l’evoluzione di Insigne

L’Insigne di Sarri è racchiuso in quell’evoluzione della specie che si coglie ora, analizzando prima l’uomo e poi il calciatore, la sua statura caratteriale e successivamente la sua strabiliante caratura tecnica, l’autorevolezza e la serenità e la generosità che sopprime qualsiasi banalità. Il resto è nel tridente, in quella gioiosa ispirazione d’un calcio (con i suoi movimenti) che gli appartiene dentro sin dall’infanzia e che Sarri è andato ad attingere, per farselo felicemente esplodere tra le mani.

   

Insigne ha fuso in sé il meglio dei suoi allenatori di riferimento (prima Zeman, adesso Sarri), non ha assolutamente cancellato gli input (nei movimenti difensivi, nelle coperture) sussurratigli da Benitez mentre quel 4-2-3-1 gli andava di traverso, ha custodito le emozioni della sua prima stagione da big con Mazzarri: ma lo scugnizzo di oggi mostra limpide le fattezze dell’uomo – nella gestualità, negli atteggiamenti, nei silenzi e persino in ciò che raramente dice – e quindi una convinzione, si direbbe autostima, che gli è servita per uscire dal guscio, per arrivare a quarantacinque reti con le duecentosette maglie del Napoli.

Corriere dello Sport

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