11 su 43 e 9 su 31 – Albiol, le sue presenze incidono sul rendimento del Napoli

Nove volte su undici (Lazio compresa). E non è mica un modo di dire un po’ rivisitato: sono le presenze di Raul Albiol al centro della difesa, nelle occasioni in cui il Napoli è riuscito a chiudere la partita senza subire gol. Rare, certo, considerando che gli azzurri hanno giocato finora 43 partite tra il campionato e le coppe, però in questo caso il discorso è un altro: l’importanza fondamentale di Albiol nei meccanismi della squadra. Non soltanto del reparto, di cui è il leader nonché l’uomo con il rendimento più costante, ma proprio dell’intero gruppo. E dunque della fase difensiva. Da rivedere in vista del futuro: ma perlomeno qualche certezza resiste.

UNDICI VOLTE. E allora, il perno della difesa del Napoli: Albiol, proprio lui. Un sistema, dicevamo, da mettere a punto nell’ambito di una crescita che quest’anno, per la seconda stagione consecutiva, e nonostante l’addio di Higuain e l’infortunio di Milik a ottobre, ha comunque confermato lo strapotere offensivo. Il massimo, ovviamente, sarebbe coniugare fase difensiva e attacco allo stesso modo e con la medesima efficacia, e in questo caso le chance scudetto aumenterebbero a dismisura, ma per cominciare sarebbe già positivo incrementare il numero di partite con la porta chiusa. Finora? Undici, appena undici su 43: 9 in campionato su 31; una in Champions su 8; una in Coppa Italia su 4. Il venticinque percento.

L’ELENCO. Molto più elevata, invece, la media di incidenza di Albiol: magari sarà un caso, magari per niente, fatto sta che lui era in campo in nove delle undici occasioni di elencate: con il Palermo, il Genoa due volte, il Chievo, l’Inter, il Cagliari (subentrando al 42′) e la Lazio domenica in campionato; con la Dinamo Kiev al San Paolo in Champions; con la Fiorentina nei quarti di Coppa Italia. Senza di lui, invece, il Napoli è riuscito a conservare la porta inviolata soltanto due volte e sempre in A: con il Crotone al ritorno e con l’Empoli all’andata. Due assenze diverse: nel primo caso fu scelta tecnica, e dunque una panchina motivata dalle esigenze del turnover; nel secondo, al contrario, fu l’infortunio rimediato con il Benfica a metterlo fuori gioco.

Fonte: CdS

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