«Sarà una sfida aperta e piacevole, difficile dire chi vincerà». Non è solo questione di cuore diviso a metà: Bruno Giordano, 108 gol in 254 gare con la Lazio e 37 reti in 109 presenze con il Napoli, con cui ha vinto scudetto e coppa Italia, attualmente dg del Gragnano in serie D, è indeciso sull’esito della partita di stasera, attraverso l’intervista de “il Mattino”.
Negli obiettivi della Lazio non c’è l’obbligo della qualificazione in Champions. «Certo. La Lazio è una delle sorprese del campionato, il Napoli invece poteva fare qualcosina in più: penso ai punti persi contro le piccole, per esempio contro Pescara, Palermo e Sassuolo».
Questa è anche una sfida tra due tra gli allenatori più apprezzati.
«Stimo Simone da quando allenava nelle giovanili della Lazio. Il salto in serie A non era facile, lui non solo si è dimostrato un grande professionista ma anche un tecnico preparato, capace di ricompattare il gruppo dando un’anima alla squadra. Sarri è un grande allenatore ma dovrebbe capire che in 90′ non si può giocare sempre alla stessa maniera, bisogna anche rifiatare e saper soffrire. Il Napoli gioca un calcio splendido, ma quando viene il momento di gestire occorre saperlo fare».
Uno dei temi d’attualità è: la «grande bellezza» del gioco di Sarri può essere anche vincente? «Sì se si abbina al raggiungimento del risultato. L’estetica ha il suo pregio, ma solo una squadra senza l’assillo del risultato può ricercarla in modo esclusivo, per vincere bisogna giocare bene e pensare al punteggio finale».
Lazio-Napoli è anche la sfida tra Immobile e Mertens, due attaccanti diversi ma ugualmente prolifici. «Immobile mi piace molto perché non si arrende mai, nel modo di interpretare la partita mi assomiglia, ha lo spirito del combattente. Mertens non dà punti di riferimento, è tecnico e non è un falso nove, perché segna da centravanti vero».
Nella Lazio e nel Napoli sono determinanti anche Felipe Anderson e Insigne. «Il brasiliano è uno degli uomini chiave della Lazio insieme a Milinkovic-Savic. Ho un debole per Insigne sin da quando giocava nella Cavese. Quando allenavo a Terni l’ho affrontato e mi ha sempre colpito. Il fatto che ora si stia consacrando non mi sorprende ma mi rende felice, anche perché è un napoletano che gioca nel Napoli».
La chiave della partita quale potrebbe essere? «Per la Lazio la mancanza di pressioni e la possibilità di sfruttare la fragilità difensiva del Napoli, che il golletto lo concede quasi sempre. Per gli azzurri la qualità del gioco, il migliore in serie A con quello dell’Atalanta e proprio quello della Lazio».
C’è una favorita nel match di stasera? «Difficile dirlo, è partita da tripla. Ma se verso la fine della gara emergerà un pareggio potrebbero anche accontentarsi per tenere a distanza le altre rivali».
La Redazione