Gli occhi della tigre, smarriti troppo a lungo nel primo tempo, non bastano al Napoli per conquistare la finale di Coppa Italia. Per ribaltare il 3-1 dell’andata occorreva piglio e sicurezza per tutti i 90 minuti contro la Juventus. Cosa che è successa solo nella ripresa, dopo i due gol di Higuain che sono stati veri e propri macigni.
Sarri, ci sono dei rimpianti?
«Sì, è stata una grande partita, abbiamo segnato tre gol a una squadra che subisce pochissimo ma questo non è bastato a portare in fondo la qualificazione. Questa cosa mi dispiace: ci tenevo alla Coppa Italia».
Non era un compito semplice.
«Certo, sarebbe stata un’impresa, ma c’è un pizzico di rammarico soprattutto ripensando al modo in cui è maturato il terzo gol della Juve a Torino: in pochi secondi siamo passati dal possibile 2-2 di Torino al terzo gol loro. Sono stati episodi che pesano in maniera pesante sul’esito del passaggio del turno, ma la sensazione è che ci stiamo avvicinando alla Juve».
Bruciano ancora le decisioni dell’arbitro Valeri?
«Non ho parlato di arbitro. Mi riferisco alla fortuna: non siamo stati fortunati nei due episodi chiave delle Juventus Stadium. Anzi, siamo stati sfortunati e per questo non abbiamo conquistato la finale. E quei venticinque secondi di Torino hanno inciso sul risultato».
Con Mertens meglio che con Milik?
«Con i piccoletti le cose vanno meglio, c’è un gioco che li esalta perché sono veloci e rapidi. Milik ha fatto un buon primo tempo, ma il gol che abbiamo subito ha pesato mentalmente sulla nostra prestazione».
De Laurentiis si è complimentato con lei: ha detto che gioca un gran calcio.
«Per noi aver messo in difficoltà una squadra forte come la Juve è motivo di soddisfazione, ma non aver passato il turno non ci rende felice. Ma noi li possiamo battere, siamo al loro livello almeno sulla partita secca. E queste partite lo dimostrano perché abbiamo messo sotto la Juve in due partite consecutive».
Sono passati i migliori?
«È passata la squadra che negli ultimi sei anni ha vinto lo scudetto. Ma noi ci stiamo avvicinando ai padroni del calcio italiano. Non credo nel luogo comune che per vincere si deve giocare male… Per caratteristiche noi siamo questi. Oggi mi sento più vicino al top del calcio italiano».
Nel finale perché non ha restituito palla alla Juve dopo che aveva gettato la palla fuori per soccorrere Cuadrado?
«Perché avrei dovuto fare un gesto di fair play contro una squadra che negli ultimi 25 minuti ha avuto come unico atteggiamento l’ostruzionismo e un atteggiamento continuo di perdita di tempo? Io non accetto critiche sulla sportività mia e della mia squadra anche perché in questa stagione abbiamo commesso 180 falli in meno della Juve. Stop. Ognuno ha fatto il suo».
Ha già subito un gol in più di tutta la passata stagione. Preoccupato?
«Chissà, forse sono scarso io. Ma si segna anche di più rispetto a un anno fa. Se vediamo i tiri che prendiamo a partita, solo la Juve ne prende di meno di noi. Poi raramente la Juve ha tirato così poco in porta come in queste due gare contro di noi»
Perché ha messo a riposo Albiol e Mertens?
«Lo spagnolo era stanco e dovevo tutelare Dries che senza brillantezza non è lo stesso».
Fuori dalla Coppa Italia: in due anni è dispiaciuto di non aver conquistato nessun trofeo?
«Un po’ è frustrante non aver dato ancora un titolo a questo pubblico straordinario ma stiamo costruendo un progetto importante e sono convinto che la gente si diverta a vedere giocare questa squadra».
Le pesa quando dicono che il Napoli gioca bene ma non vincerà mai così?
«È un luogo comune che non mi piace. Io non credo che per vincere si debba saper giocare anche male. Così come non credo che nel calcio la gente si ricordi solo di chi vince un trofeo: io mi ricordo ancora dell’Olanda degli anni 70».
Higuain è stato decisivo?
«È stato l’Higuain della passata stagione. Quando viene pungolato fa la differenza. Non solo lui ha giocato con più cattiveria rispetto a tre giorni fa ma tutta la Juve ha giocato in maniera diversa».
Cosa manca per vincere?
«Ci stiamo avvicinando alla Juve, questo è sicuro. Dobbiamo fare meno errori individuali ma stiamo crescendo moltissimo».
Insigne comincia ad avere una continuità da top player?
«Sì, prima aveva un po’ di alti e bassi. Ma negli ultimi sei mesi ha avuto un rendimento straordinario: non è più solo un grande talento, ma è divenuto un campione vero».
Fonte: Il Mattino