Lo Strinic autorevole e disinvolto sarebbe da confermare e forse giocherebbe ancora lui se, nel finale, non avesse avvertito crampi, anticamera d’un pericolo da scongiurare: Ghoulam, che è padrone di se stesso e delle proprie energie, è pronto a riprendersi la fascia di sinistra. Tutto qua, in difesa, anche se conviene tenere sempre un punto interrogativo fissato nel cuore di quella retroguardia, dove un avvicendamento (Albiol-Chiriches) può configurare la funzione del turn-over.
Il binario opposto, e siamo a destra, può essere rimodellato in mediana, dove le gerarchie restano ballerine: Allan s’è spremuto, ha speso tanto e dopo quattro giorni c’è una nuova partita, stavolta all’Olimpico, in cui sarà necessario avere gambe libere dalle tossine. Ci può stare, eccome, che Zielinski si prenda un ruolo che gli è appartenuto a lungo e nel quale ora c’è pure Rog in competizione: però il polacco è un filo avanti ed al suo fianco, in regia, potrebbe riscoprire la presenza di Diawara, recentemente superato da Jorginho nella scala dei valori. E un centrocampo con due mezze ali di palleggio (Zielinski ed Hamsik) e di vocazione offensiva, avrebbe anche bisogno di un interditore.
Le certezze esistono, sino a prova contraria, e sembra scolpito nel marmo il tridente del Napoli che va incontro alla Juventus: da destra a sinistra saranno ancora loro, perché Sarri sente che questa squadra, con quel terzetto, è capace di sprigionare in qualsiasi fase morta (persino in quelle) una verticalità altrimenti complessa. Ci sono – vero – anche Pavoletti e Milik, con il primo che sta meglio del secondo (al quale va concessa la possibilità di tornare ad essere atleta) ma non c’è neanche bisogno di avventurarsi nella Pineta, di inforcare un binocolo, di cercare di capire cosa possa mai accadere: pure le casacchine dell’allenamento sanno dare a prendersi (nel caso serva) qualche linea di passaggio altrui.
Fonte: CdS