Il grande Luis Vinicio: «Purtroppo bisogna fare i conti anche con gli arbitri. Se Higuaìn avesse realmente conosciuto i napoletani non sarebbe partito»
Per Napoli, città e squadra, Luis Vinicio (85 anni) è stato attaccante, allenatore, turista innamorato d’ogni dettaglio di questa città e – oggi – un libro di ricordi da sfogliare lentamente, senza dimenticar nulla, dando peso ad ogni indizio. La Juventus è la squadra alla quale, nel ’59, o’ lione – questo il suo soprannome – segnò il primo storico gol allo stadio San Paolo (era il giorno dell’inaugurazione) ed avversaria che oggi ritorna a distanza di quasi sessant’anni: «Bisognerà affrontare le due partite senza paura, con serenità. Il Napoli ha i mezzi per battere la Juventus, anche due volte».
Può, una delle due partite, essere definita “più importante” dell’altra? «Direi di no, anche se la Coppa Italia sarebbe un “simpatico” trofeo da vincere: è pur sempre un titolo nazionale».
E il secondo posto resta alla portata?«Credo proprio di sì. Ho studiato il calendario, sono molto fiducioso. E poi il Napoli ha un gioco collaudato mentre la Roma va avanti grazie alle prodezze dei singoli».
Intanto Sarri ha vinto la Panchina d’Oro.«Lo ha meritato. Menomale che non hanno votato anche gli arbitri altrimenti sarebbe stata più dura… (ride, ndr). Scherzi a parte, mi auguro riesca a far meglio del sottoscritto, magari regalando lo scudetto ai tifosi: non esserci riuscito è un dispiacere che porto dentro ancora oggi».
Ma cosa serve per farcela?«Un altro Maradona, è l’unico modo. Ma la strada è quella giusta. Occorre crescere ogni anno, rinforzare la rosa confermando i migliori. Certo, conta tanto anche la fortuna: episodi, infortuni, squalifiche. Non è così facile da programmare».
Però la Juve s’avvia a vincere il suo sesto titolo consecutivo.«È una squadra forte, non c’è dubbio, ma negli anni è sempre stata aiutata dagli arbitri. Della Juve ho sempre un brutto ricordo, rappresentava un ostacolo insormontabile: quando non riusciva a vincere con le proprie forze ci pensava sempre qualcun altro a favorirla…».
E ai tifosi cosa resta?«Il divertimento. Questa città si nutre di calcio. Quando il Napoli vince esco di casa e la gente mi saluta, tutti si ricordano di me, si respira una felicità incredibile. Quando perde è come se qualcosa non andasse, manca il sorriso. S’accontentino, i tifosi, di essere felici grazie al Napoli. A proposito di Juve, una volta perdemmo 6-2 al San Paolo ma uscimmo tra gli applausi: anche dopo una sonora sconfitta i napoletani sanno riconoscere i sacrifici e l’impegno».
Tornando a Sarri: resterà al Napoli anche il prossimo anno?«Mi auguro proprio di sì. Nel calcio contano gli uomini e la fiducia che s’instaura nel tempo. Basta un “serpente” e ti ritrovi in situazioni assurde, è capitato a me dopo aver lasciato Napoli. Quando, come nel caso di Sarri, trovi un gruppo di giocatori che riconosce al 100% il tuo lavoro e la tua serietà non hai motivo per desiderare di essere altrove».
Il San Paolo come accoglierà Higuain?«Sicuramente con qualche sfottò, i tifosi ci sono rimasti malissimo per il suo trasferimento alla Juve. Il professionista è interessato ai soldi e lo perdono, però se lui avesse avuto più tempo per conoscere realmente i napoletani forse sarebbe rimasto perché avrebbe capito che quello che si prova in questa città è impossibile da trovare in nessun’altra parte».
E se andasse via anche Mertens?«Allora non sono stato chiaro? Per vincere lo scudetto, o almeno provarci, bisogna confermare i migliori e completare la squadra ogni anno, non sostituire chi va via. Prenda la Juventus: pur di vincere la Champions ha ingaggiato un giocatore di 34 anni come Dani Alves».
Però non c’è ancora accordo sul suo rinnovo né su quello di Insigne. «Bene, che lo si trovi presto. La sa una cosa? Quando Sarri lasciava in panchina Mertens mi arrabbiavo parecchio, ora per fortuna è diventato insostituibile. Insigne, invece, è un talento incredibile e continuerà a crescere a patto che qualcuno gli stia sempre vicino per dargli ogni giorno buoni consigli».
Fonte: Il Roma