Sarri ai microfoni del CdS: “Ho rischiato di mettermi la cravatta. Higuain al San Paolo? Alla fine credo che succerà questo…”

Camicia bianca e giacca blu. “Se eri un uomo, venivi in tuta”, gli dicono mentre scende dal palco dei premiati. E Sarri, ridendo: “Ho rischiato di mettermi perfino la cravatta” Però una concessione se l’è fatta, pur in un giorno così importante per la sua carriera: un paio di scarpe bianche da ginnastica. Insomma, un tocco rustican giovanile non può mancare mentre balocca il cofanetto della panchina d’oro. Aveva vinto quella d’argento, per la stagione 2012-13, promozione in A dell’Empoli, ma questa ha un gusto particolare come dirà lui stesso. Prima però i ringraziamenti, di fronte ai suoi colleghi e ovviamente alla sua maniera: «Di solito non mi piace ricevere premi, lo reputo tempo sottratto al lavoro. Ma questo ha un valore particolare, perché viene dalla mia categoria. E’ un premio che mi emoziona proprio perché sono stati gli allenatori a votarmi. Se penso che 5 anni fa allenavo in Serie C, mi sembra qualcosa di straordinario. Devo ringraziare due società, l’Empoli e il Napoli, e due personaggi, Marcello Carli (diesse dell’Empoli, ndr) e Cristiano Giuntoli (diesse del Napoli, ndr): senza di loro non sarei diventato l’allenatore che sono adesso. In assoluto, per me è una soddisfazione personale fortissima».

Ha battuto Allegri per 3 voti. «E questo mi ha dato ancora più gusto. Per una volta sono arrivato davanti a Max. Non me l’aspettavo, perché di solito la panchina d’oro va a chi vince il campionato, per me era molto difficile. Pensare di aver preso lo stesso premio di Ranieri, che ha vinto il campionato in Inghilterra con un’impresa stratosferica, per me è grafiticante». 

Nella settimana della doppia sfida con la Juve, si può dire “Napoli-Juve 1-0”? «No. Purtroppo sul campo i valori della Juventus sono tremendamente alti. Ha una società fortissima e una squadra fortissima: batterli sul campo è sempre molto, molto difficile». 

Più facile batterli in campionato o ribaltare il 3-1 dell’andata in Coppa Italia? «Non lo so. In piccola parte può dipendere dalle scelte che faremo noi e dalle scelte che faranno loro. Però qualsiasi formazione metta in campo Allegri, la Juve resta la più forte in Italia, quest’anno e anche nel recente passato. Per le prossime stagioni possiamo solo sperare in un loro logoramento». 

Higuain troverà un ambiente infuocato? «A Napoli i tifosi sono fondamentalmente generosi. Gonzalo Higuain per noi ha fatto tanto, poi ci sono stati momenti di rabbia, una rabbia che derivava dalla gelosia, il pubblico si è sentito un po’ tradito, però credo che prevalga l’amore per questo ragazzo che a Napoli ha fatto la storia. Nessuno ha mai segnato quanto lui in Serie A e quel record ci ha gratificato tantissimo nella scorsa stagione. Alla fine i tifosi glielo riconosceranno». 

Ha parlato con Tavecchio per la storia del calendario?  «Dopo Empoli-Napoli ho detto che il calendario del calcio italiano compilato dalla Lega non è stato fatto con grande perspicacia, perché il tabellone della Coppa Italia era chiaro fin da luglio, quindi erano possibili certi intrecci, e perché le date delle coppe internazionali c’erano già, quindi andavano tutelate di più le italiane che andavano in giro per l’Europa. La più penalizzata mi è sembrata la Roma e l’ho detto. Ma Tavecchio non c’entra niente, il calendario è di competenza della Lega». 

Un premio di questo genere, ricevuto nell’università del calcio italiano, la potrà trasformare in un allenatore politically correct? «Non penso proprio. Credo di essere un rompic… per natura. Proprio qui a Coverciano, poco prima della votazione, ho sentito una lunga lezione sulla comunicazione che ritengo giusta, ma alla fine per me la comunicazione più giusta è quella di essere se stesso sempre e comunque». 

Ha già incontrato Allegri? «Non ancora. Lo conosco da tempo, ci siamo incontrati anche in C2, in un Aglianese-Sangiovannese finito 0-0 e con 0 tiri in porta. E’ un ragazzo sereno e un grande allenatore»

Alla fine di quella partita, un amico di Sarri si avvicinò a lui e ad Allegri per prenderli in giro: “Se diventate allenatori voi due, può diventarlo chiunque…”.

Ieri, Sarri primo e Allegri secondo fra tutti gli allenatori italiani. Quando si dice i pronostici.

Fon te: CdS

 

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