Dopo la sosta si ripartirà con il doppio Napoli-Juventus. Ma questi non saranno giorni di relax, ci sono i risvolti del mercato che occupano i pensieri degli addetti ai lavori. Tra campo e contratti, si delinea nelle prossime settimane il futuro del Napoli. Salvatore Bagni, ex azzurro scudettato e grande conoscitore di calcio internazionale, scruta l’orizzonte curioso, più timoroso che ottimista è stato intervistato da “il Mattino”. «La società si è messa in un bel pasticcio. Non può arrivare ad aprile per chiudere le trattative».
È la vecchia teoria che in primavera le grandi squadre sono già fatte? «Non è teoria, è così. A gennaio si individuano gli elementi da prendere, si usano questi mesi per mettere a punto le strategie, parlarsi, trovare un accordo. I veri colpi vengono annunciati a luglio ma maturano molto prima».
Le questioni essenziali oggi si chiamano Insigne e Mertens. «Non comprendo il motivo per il quale il mio amico Aurelio sia arrivato con l’acqua alla gola. Con Insigne è dalla scorsa estate che stanno trattando, sono trascorsi otto mesi e continuano a discutere. Mertens sembrava che a gennaio dovesse firmare da un giorno all’altro e invece è in partenza».
Il Napoli rischia di perderli? «Insigne è in una botte di ferro. Ha fatto a luglio una proposta che la società ha respinto, giudicandola inadatta ed eccessiva. Il ragazzo si è messo a lavorare e ha fatto parlare il campo. Ecco perché può dire di avere la coscienza a posto e di aver fatto tutto quello che poteva e doveva pur di restare. Oggi quei soldi li vale tutti, è un top player, uno dei simboli della formazione di Sarri. Per De Laurentiis sarebbe una mossa troppo impopolare rinunciare a Lorenzo, che ha tutti dalla sua parte».
Diverso invece è il discorso di Mertens. «C’è stato il cambio di procuratore a complicare i piani ma nel caso del belga il tempo ha giocato in suo favore. Nello stesso momento in cui si sono seduti al tavolo delle trattative, lui è scattato in testa alla classifica dei cannonieri. È normale che se prima chiedeva due, ora vuole tre. Forte del fatto che le richieste non mancano. Mi risulta che Dries sia abbastanza vicino alla Premier».
Però è anche prossimo ai trent’anni, a differenza di Insigne. «È la ragione per cui la sua valutazione non è pari a quella di Lorenzo. Ma non dimentichiamo che è all’ultimo contratto importante della carriera, è fisiologico voler strappare il miglior accordo possibile».
Nelle scelte di mercato influirà il piazzamento in campionato? «Penso proprio di sì. Due anni fa lo stesso De Laurentiis tracciò questa strada, poi seguita da Lazio e Roma: se non hai certezza di partecipare alla Champions, non ti esponi più di tanto. Il bello è che i preliminari finiscono quando il mercato si è chiuso. Conosco Aurelio: se il Napoli non arriva secondo, dubito che faccia grossi investimenti».
Calendario alla mano, non è un’ipotesi scontata. «Per niente. La squadra di Sarri è quella che ha gli impegni più tosti: i due scontri diretti con Lazio e Inter in trasferta e subito la Juventus al San Paolo. Le prossime quattro partite della Roma, invece, sono poco più di una formalità».
Giallorossi favoriti? «Leggermente. Poi dipende sempre se il Napoli fa il Napoli. Quello del primo tempo di Empoli ti fa essere ottimista ma quello della ripresa rischia di mettere in pericolo la terza posizione».
Teniamo ancora dentro Lazio e Inter? «Ovvio. La particolarità di questo campionato è che le prime cinque si sono messe a correre a velocità impressionante, è come un mini-torneo dove nessuna dà segni di cedimento».
Si ritornerà in campo con la Juventus due volte al San Paolo nel giro di 72 ore. «Per i tanti significati che storicamente assume questa partita e per tutto quello che è accaduto nell’ultima stagione, le due sfide segneranno il futuro del Napoli. Sarri non ha scelta: dovrà giocarsele entrambe alla morte, non potrà privilegiare il campionato o la Coppa. In questo momento non c’è niente di più importante per gli azzurri».
La Redazione