Restando tra le prime 4 del ranking Uefa, l’Italia avrà 4 club fissi ai gruppi. E inoltre aumenterà il suo contingente globale nelle coppe, da 6 a 7 squadre, perché altre 3 andranno in Europa League (la vincente della Coppa Italia e la 5° del campionato ai gruppi; la 6° invece al secondo preliminare). Ma nel caso di retrocessione? Se la Francia dovesse superarci? Guai seri. In Champions avremmo 2 ai gruppi e una addirittura al terzo preliminare; in Europa League 2 ai gruppi e una al secondo preliminare. Ecco perché la lega francese ha guidato la protesta contro la riforma che, naturalmente, non può essere troppo gradita alle piccole. Ma anche le piccole sanno di non poter tirare troppo la corda: se le grandi decidessero di andar via, e farsi il loro torneo, per le altre sarebbe la fine.
Gli orari
Dal 2018 nuovi anche gli orari: 2 partite al giorno si giocano alle 19, le altre 6 alle 21. Naturalmente comanda la tv. Non cambia invece il sorteggione di agosto: in prima fascia sempre il detentore e le 7 campioni dei migliori campionati.
I premi
Spettacolo, ranking e naturalmente soldi. Con il nuovo torneo l’Uefa punta a un fatturato annuo di 3 miliardi di euro, dei quali 2,4 distribuiti ai club (di Champions e di Euroleague). E infatti ci saranno due ranking. Quello sportivo, come oggi, per decidere i posti nelle coppe. E quello «finanziario», nuovo, che influirà sui premi da distribuire ai club. Premi che avranno una nuova composizione: 15% dal market pool; 25% fisso partecipazione; 30% per i risultati nel torneo; 30% per i risultati storici (cioè tutti i successi nelle coppe, «pesati» però in base alle epoche).