Le parole di Maurizio Sarri, al termine della gara di Empoli, sull’opportunità di giocare alle 12.30, hanno suscitato non poche polemiche. Il calcio, vittima dei diritti televisivi, viene offerto, quindi giocato, a tutte le ore ed i campionati sono diventati dei veri e propri spezzatini. Ovvio che gli orari più disparati non siano esclusivamente prerogativa italiana, anzi. In Spagna, per esempio, come si legge sul Corriere dello Sport, succede che: “In un fine settimana normale, chi ha tempo e voglia, può vedersi tutte, ma proprio tutte le 10 gare della giornata di Liga. S’inizia il venerdì alle 20.45, con la partita trasmessa in chiaro. Il sabato si gioca alle 13, alle 16.15, alle 18.30 e alle 20.45. La domenica, invece, si riparte con il confronto delle 12, poi di nuovo alle 16.15, alle 18.30 e alle 20.45. Si chiude il lunedì, con il posticipo delle 20.45. In un weekend come quest’ultimo, che precede la sosta, niente monday night, per permettere ai vari convocati di raggiungere le rispettive Nazionali. In questo caso, due match la domenica alle 18.30. Le superbig Barça e Real, con le altre impegnate nelle coppe, più il “caso particolare” Valencia, sono sempre dispensate dall’impegno del venerdì. Merengue e blaugrana non giocano mai neppure il lunedì e, di fatto, nel 90% dei casi sono impegnate o alle 16.15 del sabato o la domenica, sempre alle 16.15 o alle 20.45. Questioni di diritti tv. Più che raro per le due supercorazzate l’appuntamento dell’ora di pranzo: quest’anno le due eterne rivali sono state chiamate in causa solo una volta a testa. Trattamento di favore che ha evitato grandi polemiche. Per ora ha mugugnato solo il Betis, che a causa dell’ampio bacino d’utenza, è stato precettato ben 10 volte per la partita in chiaro del venerdì”