Insigne e il Napoli: scugnizzo, campione, uomo mercato, leader

INSIGNE e il Napoli: ecco come lo scugnizzo è divenuto campione, uomo mercato e leader:


2012-13 5 gol

Ha una sola presenza (nel 2010, pochi istanti a Livorno), torna da due stagioni con Zeman (a Foggia e Pescara) e si ritrova in uno schema che gli appartiene poco. Mazzarri lo introduce gradualmente ma costantemente: trentasette partite e cinque reti, per cominciare nella sua prima, vera stagione da «grande».

2013-14 9 gol

Con Benitez si avvicina al «proprio» calcio, anche se è 4-2-3-1: entra ed esce, ma va considerato un titolare (51 presenze) e soprattutto è l’anno del suo primo “trofeo”: la coppa Italia, che il Napoli vince nella disgraziata serata di Roma, quella in cui viene colpito a morte il tifoso Ciro Esposito. La doppietta voncente è proprio di Insigne. Ma arrivano pure i gol in Champions.

2014-15 2 gol

Stavolta la cronaca appartiene alla sfortuna: a novembre, proprio il giorno prima del ritorno in Nazionale, Insigne si infortuna a Firenze e sta lontano dai campi per quattro mesi. Vive da convalescente il successo di Dubai, nella finale di Supercoppa italiana, che certo gli appartiene. Chiude con ventotto presenze ed appena due reti. Ma non è una colpa.

2015-16 13 gol

Il suo primato di gol (dodici in campionato, uno in Europa League), la riconquista della qualificazione in Champions League, un ruolo sempre più centrale in un Napoli che gioca come piace a lui: è 4-3-3. Si esalta, va in doppia cifra anche con gli assist (undici in stagione) e comincia a non soffrire più la tensione del San Paolo.

2016-17 13 gol

Stavolta l’esplosione è fragorosa, perché a nove giornate dalla fine del campionato ha già emulato se stesso: tre doppiette (all’Udinese, al Crotone ed all’Empoli), una rete tutta cervello al Real Madrid, al Bernabeu, ma anche ventotto partite consecutive da titolare. Il riconoscimento d’uno status: quello di essere diventato calciatore irrinunciabile

CdS

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