L’editoriale di Marolda sul Corriere dello sport:
“Le zeppole le offre Lorenzino Insigne. Quelle buone. Quelle fritte. Quelle di mammà fatte con la crema e l’amarena. Perché tocca a lui addolcire la partita a colazione? Perché quando due squadre più o meno si copiano nel gioco e nelle geometrie, la differenza tocca farla a chi ha maggior talento, ecco perché. Infatti – e non è un caso – la festa comincia quando dopo un quarto d’ora il Napoli smette di ignorarlo. Appena lo cerca – e lo trova – la partita si mette subito in discesa. Si complica, invece, quando a metà secondo tempo il viceré di Fracta Major mordendosi la lingua se ne va. A questo punto, però, anche i detrattori più incalliti dovrebbero avere l’onestà d’ammettere che oggi – oggi – il Napoli non può fare a meno di questo giovanotto cresciuto assai da quando ha messo la testa al servizio dei suoi piedi talentuosi e delle regole del gioco dettate dall’allenatore. Eppure, chissà mai perché, tutto ciò ancora non è sufficiente per evitargli di finire in anticipo le gare. Un mistero. Non il solo, però. Ce n’è un altro, infatti. E a questo il Napoli non trova risposta già da un po’: perché tanta sofferenza per portare via una partita dominata, comandata, tenuta stretta in pugno? Perché all’improvviso quei tristi e pericolosi vuoti di gioco, di memoria e di coraggio che mettono incredibilmente in discussione risultati già chiusi e infiocchettati? Una brutta faccenda che sta diventando addirittura un vizio strutturale. Troppe volte, infatti, il Napoli dura un tempo e basta. Troppe volte tradisce i suoi avvii virili e generosi trasformandosi poi in femminuccia imbarazzata. E se è così, non è certo colpa d’un mercato con vista sul futuro, perché a Empoli all’inizio in campo non c’era neppure un centesimo di quei centotrenta milioni spesi per rendere il Napoli più forte. No, non si capisce proprio perché il Napoli all’improvviso cambi da così a così. A meno che non abbia ragione chi da tempo giura che per diventare adulto e fare il “grande passo” al Napoli servono come il pane due o tre signori di rodata esperienza e di sperimentata personalità in campo e fuori. Indicazioni per il prossimo mercato, insomma. Uomini guida – e fa niente se non proprio ragazzini – accanto ai quali far crescere i giovani talenti che ci sono e senza dover rinunciare al sogno di vincere anche subito qualcosa d’importante. Intanto, d’importante, oggi c’è il secondo posto, mentre vive ancora la speranza della finale della Coppa Italia. Ed è proprio questo il paradosso: in una stagione felice sino ad oggi, in una stagione in cui il Napoli ha centrato l’obiettivo degli ottavi della Champions, in cui resta in corsa per la coppa nazionale e in cui sa che non sarebbe un regalo ma un diritto il secondo posto, beh, nonostante tutto questo il Napoli può rammaricarsi di qualcosa. Di cosa? Forse di non aver saputo sempre coniugare il gioco con i risultati. Forse”.
Fonte: CdS