N on rischiano più buffetti, ma schiaffi. Non solo multe, ma pesanti stop: il tenore del deferimento del procuratore della Figc, Giuseppe Pecoraro, nei confronti del presidente della Juve, Andrea Agnelli, e di altri tre dirigenti bianconeri (l’ex direttore commerciale Francesco Calvo, ora al Barcellona, il security manager Alessandro D’Angelo, il responsabile della biglietteria Stefano Merulla) lascia presagire richieste di condanne ben più robuste. Nel processo sportivo verrà richiesta l’inibizione per diversi mesi, il numero (almeno tre) dipenderà dalla responsabilità individuale. Di certo, dopo aver visionato le oltre 5 mila pagine spedite dalla procura di Torino che ha indagato sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’Alto Piemonte e svelato gli interessi dei clan nel bagarinaggio allo Stadium, Pecoraro è convinto che ci siano gli estremi per un processo sportivo. Da qui la scelta di deferire il presidente bianconero «per la violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle norme e degli atti federali di cui all’art.1 bis, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva e dell’art. 12, commi 1, 2, 3 e 9 stesso Codice». Proprio quelli che regolano il rapporto tra club e tifoseria organizzata, anche in relazione alla distribuzione dei biglietti.
L’ACCUSA
L’atto notificato ieri alla Juve contiene parole più pesanti di quanto ci si aspettasse, anche nella parte riferita allo stesso Agnelli: «Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi “ultrà” (…) – si legge – non ha impedito a tesserati, dirigenti e dipendenti di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i gruppi ultrà, anche per il tramite e il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata». E altre righe per indugiare su uno degli aspetti più controversi del processo penale: per Pecoraro il presidente ha «partecipato personalmente, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata». Il riferimento è a Rocco Dominello, ex ultrà incensurato e figlio di un presunto boss della ‘ndrangheta: sarebbe riuscito a introdursi in curva per gestire il ricco business del bagarinaggio e avrebbe interloquito con i dirigenti della Juve. L’eventualità di suoi circoscritti incontri con Agnelli è esclusa seccamente dai bianconeri, anche dallo stesso D’Angelo interrogato e a lungo oggetto di intercettazione, ma non dallo stesso Dominello, personaggio chiave dell’inchiesta torinese nella quale nessun dipendente Juve è indagato. Anche Dominello sarà alla sbarra giovedì: a porte chiuse, nella maxi-aula 2 del tribunale torinese, inizia uno dei processi più attesi degli ultimi anni in Piemonte.
NON SOLO BIGLIETTI A fare scattare l’ira di Agnelli ieri è stato il fatto che la Figc non abbia «limitato» l’accusa alla sola vendita dei biglietti in numero superiore a quello consentito (quattro): «Nel deferimento il mio nome e quello dei nostri dipendenti rivestirebbe un ruolo di “collaborazione” con la criminalità organizzata», aveva anticipato il presidente nella sua dichiarazione alla stampa, prima che in Figc si facesse chiarezza sugli estremi del deferimento. Su questa base, il procuratore chiederà l’inibizione temporanea per tutti i quattro deferiti e la Juve non patteggerà. Bisogna comunque ricordare che la giustizia sportiva ha un codice diverso da quella penale: i pm di Torino non hanno trovato reati commessi da dipendenti Juve, anche se non hanno ritenuto il club parte offesa (nella tesi accusatoria si ipotizza un «compromesso» tra club e ultrà in odor di mafia per pacificare lo Stadium). Ma per la procura federale gli stessi comportamenti potrebbero comunque costituire violazioni del codice di giustizia sportiva.
TEMPI RAPIDI Come consuetudine, sarà rapido l’esito della giustizia sportiva: il tribunale federale ha una fitta agenda mensile, si proverà a incastrare il tutto in una data già esistente. Presumibile già tra aprile e maggio e, considerando anche il tempo necessario per le memorie difensive, prima della fine del campionato si arriverà a una sentenza di 1° grado. Vista la delicatezza della questione e il coinvolgimento della Juve (a titolo di responsabilità diretta per gli addebiti contestati ad Agnelli e a titolo di responsabilità oggettiva per gli addebiti a Calvo-D’Angelo-Merulla), verrà scelto il collegio più esperto.
IN ANTIMAFIA Intanto, l’avvocato del club, Luigi Chiappero, tornerà mercoledì a rispondere alle domande della C o m m i s s i o n e Antimafia nella seconda parte di una audizione già iniziata una settimana fa: l’organismo parlamentare ha acceso un faro sugli eventuali rapporti tra club di A e criminalità organizzata. Lo stesso Agnelli comparirà nel giro di qualche settimana per fornire il suo punto di vista sulla vicenda. Marco Di Lello, presidente del Comitato Mafia e Sport, ha comunque aggiunto altre parole dopo la notizia del deferimento: «Ora è chiaro che la nostra indagine si basava su risultanze delle due procure, penale e sportiva, e non su pregiudizi». Tra l’altro, in Antimafia verrà adesso chiesto di desecretare il contenuto dell’audizione di Pecoraro: in quella sede il procuratore aveva anticipato il contenuto dell’indagine. Caduto il segreto istruttorio, tutto potrebbe diventare pubblico.